In libreria “Della misura dell’acque correnti * Opuscoli filosofici”, due testi fondamentali di Benedetto Castelli, il destinatario della celebre lettera ritrovata a Londra scritta da Galileo Galilei
In libreria Della misura dell’acque correnti * Opuscoli filosofici
Due testi fondamentali del religioso scienziato Benedetto Castelli, il destinatario della celebre lettera ritrovata a Londra scritta da Galileo Galilei
La cura dell’opera è di Salvatore Ricciardo, l’autore della scoperta
La “bomba” è scoppiata nella comunità scientifica internazionale, ma ne stanno scrivendo ancora i quotidiani e se ne continua a parlare nei programmi culturali televisivi non solo in Italia. La scoperta a Londra dell’originale di una lettera del 1613 di Galileo Galilei all’allievo bresciano Benedetto Castelli riapre la ricerca sulle cause teologiche della condanna del celeberrimo scienziato da parte della Chiesa. Ma chi era Benedetto Castelli, il destinatario di questa missiva galileiana? Chi era il primo dei discepoli diretti di Galileo e fondatore di una scuola che ebbe tra i suoi allievi matematici e filosofi come Evangelista Torricelli, Bonaventura Cavalieri, Giovanni Alfonso Borelli? E cosa sappiamo del suo rapporto con Galileo? Qualcosa in più riusciamo a comprendere aprendo il testo, curato dal ricercatore Salvatore Ricciardo – proprio l’autore della scoperta della lettera a Londra – intitolato Della misura dell’acque correnti * Alcuni opuscoli filosofici appena edito da Morcelliana (pagg. 159, euro 26). Entrato nell’ordine benedettino cassinese Castelli conobbe Galileo a Padova, iniziando a collaborare con lui dapprima alle indagini astronomiche e successivamente agli studi sul galleggiamento dei solidi. Questi ultimi lo condussero ad approfondire le tematiche oggetto del trattato sulle acque correnti, la cui pubblicazione seguì di poco il suo trasferimento a Roma alle dipendenze dei Barberini e la nomina alla cattedra di matematica della Sapienza. Durante la lunga permanenza alla corte papale, durata pressoché fino alla morte, Castelli conservò sempre il desiderio di tornare in Toscana per riavvicinarsi a Galileo. Almeno in un caso agì concretamente in questa direzione, incontrando l’opposizione di Urbano VIII e soprattutto del potente cardinal nipote Francesco Barberini. Anche la sua opera Della misura dell’acque correntirappresenta un esempio significativo dell’applicazione della matematica alla fisica posta da Galileo al centro della nuova scienza del moto, ma Castelli seguì il maestro anche sul versante filosofico, condividendo con lui la concezione corpuscolare della materia e la nuova concezione delle qualità sensibili presente nel Saggiatore (1623). Tematiche, queste, che trovano sviluppo negli Opuscoli filosofici, presentati qui per la prima volta in edizione critica insieme al testo sulle acque. Scritti nella seconda metà degli anni trenta e pubblicati postumi nel 1669 per iniziativa del principe Leopoldo de’ Medici, essi testimoniano il tentativo del discepolo di ampliare l’orizzonte delle dottrine e del metodo del maestro, nonostante il particolare clima culturale instauratosi all’indomani del processo e della condanna del 1633.
Salvatore Ricciardo, assegnista di ricerca presso l’Università degli Studi di Bergamo, è autore di diversi studi sulla storia della scienza del XVII secolo, con particolare riferimento agli sviluppi nel dibattito sulle teorie della materia e i rapporti tra scienza e religione nel contesto inglese. Ha pubblicato Robert Boyle. Un naturalista scettico (Brescia 2016) e curato l’antologia di scritti Il dibattito sul vuoto nel XVII secolo (Roma 2017). È assistant managing editor presso «Galilæana. Studies in Renaissance and Early Modern Science».
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