L’arte delle donne nel penalizzarsi da sole
David Drebin, Under The Lips, 2008
https://www.contessagallery.com/artist/David_Drebin/works/5990
di Daniela Baldassarra
attrice
Cambiamento per le donne. Tutte che aneliamo al cambiamento. Cambiamento sociale, politico, etico. E tutte ci lamentiamo che le ‘cose’ non cambiano. Forse bisognerebbe prendere il coraggio a quattro mani e riconoscere che moltissimi dei problemi dell’universo femminile attuale sono una responsabilità delle donne, insuperabili nell’essere nemiche delle altre donne e di se stesse.
Mi prendo la responsabilità di un esempio abbastanza scomodo: se il problema della violenza di genere, in tutte le sue infinite sfaccettature, è davvero un problema culturale, di “Cultura”, io i limiti maggiori li colgo proprio nelle donne. Sì, perché al di là di tutti i discorsoni sull’emancipazione che fanno figa&dotta, tantissime donne vivono ancora come fossero un’appendice dell’uomo, molto probabilmente senza rendersene conto. E lo fanno professando modernità e indipendenza, ma considerando ancora l’altare un obiettivo di vita, il più importante, un attestato di realizzazione personale, un’affermazione potente dell’esistere in quanto donna. La stessa cosa vale per la maternità, che in innumerevoli casi è ben lontana dalla tanto pubblicizzata poetica del desiderio, ma che troppo spesso è strettamente connessa all’idea che una donna sia completa solo in quanto madre.
Le non-mamme sono considerate monche, sfortunate e inconcludenti. Come se null’altro di buono si potesse fare nella vita. E soprattutto come se l’ ESSERE MADRE di una donna significasse solo partorire dei figli. Nessun altra possibilità di creazione ha lo stesso valore.
E questo significa che, benché non si dica più perché puzza di cliché, nell’immaginario collettivo la donna ‘pébbene’ è ancora quella che sta a casa e accudisce i figli.
E allora quando si parla di voler generare una nuova cultura di genere, non bisogna lavorare solo sugli uomini additandoli come i soli responsabili del patriarcato, ma bisogna lavorare soprattutto sulla non-cultura e sulle non-consapevolezze femminili. Anche noi donne dobbiamo liberarci di abitudini statiche, di rigidi schemi, soprattutto noi dobbiamo abbandonare vecchi retaggi e rigidi pregiudizi. E uscire dalle gabbie stereotipate che ci costruiamo da sole.