Suzanne Vega – 1985
Di Sandro Soglia
Californiana di nascita ma newyorkese di adozione, è solo dodicenne quando sua maestà Pete Seeger la invita sul palco per il suo primo concerto in assoluto, e da lì in poi diventa una delle più richieste performer di Greenwich Village.
Il suo modo di suonare la chitarra acustica, modernizzazione della tecnica di Joni Mitchell, e il suo modo di cantare un po’ dimesso, umile, a volte addirittura afono e assente, rendono limpido il talento di Suzanne Vega.
Questo primo album immortala a perfezione una spontaneità artistica che canta con dolcissima apatia la piattezza metropolitana, e si rivelerà talmente influente nel movimento del nuovo folk-rock da rappresentare una piccola e silenziosa rivoluzione.
Indimenticabile l’impatto con l’apertura del disco “Cracking”, che imposta il tono globale senza la minima fatica, trasportando chi ascolta in un carillon crepuscolare.
Su tutto si stagliano due cantilene meravigliose: la glaciale e invocante “Some journey”, guidata dal canto che sembra scomparire nelle sue stesse parole, nelle sue domande e negli angoli bui del suo animo, e ancor più “Marlene on the wall”, vero capolavoro emozionale, un classico del canto intimista femminile, la cui forza introversa e la magia derivano da una sagace fusione di voce onirica, testi cupi, suoni insieme tecnologici e da camera, tocchi commoventi.
Rarefatta sintesi di due inquietudini cozzanti, l’anelito di emancipazione degli anni ‘70 e il disagio urbano dei ‘90, Suzanne Vega profetizza una nuova generazione di cantautrici…