FONDAZIONE CARRIERO, Milan | Giulio Paolini. Del bello ideale | PRESS PREVIEW October 24, OPENING October 25, 2018
Giulio Paolini with “Monogramma“, Turin, 1965. Photo by Anna Piva
Fondazione Carriero
presenta
Giulio Paolini
Del bello ideale
a cura di Francesco Stocchi
con interventi scenografici di Margherita Palli
press preview 24 ottobre 2018
opening 25 ottobre 2018
venerdì 26 ottobre 2018 – domenica 10 febbraio 2019
aperto tutti i giorni con ingresso libero dalle 11:00 alle 18:00 (chiuso lunedì)
“L’opera preesiste all’intervento dell’artista, che è il primo a poterla contemplare”
Giulio Paolini
Dal 26 ottobre 2018 al 10 febbraio 2019 la Fondazione Carriero presenta Giulio Paolini. Del bello ideale, a cura di Francesco Stocchi, mostra dedicata a uno dei massimi esponenti dell’arte concettuale, con interventi della scenografa Margherita Palli, organizzata in stretta collaborazione con l’artista.
Dopo la mostra Sol LeWitt. Between the Lines dedicata all’esplorazione dei confini dell’artista americano in relazione all’architettura, la Fondazione Carriero prosegue il suo percorso di indagine e approfondimento dell’arte concettuale analizzando l’opera di Giulio Paolini, suo indiscusso pioniere nel nostro Paese. Attraverso una nutrita selezione di lavori, scelti e allestiti dal curatore insieme all’artista torinese, Del bello ideale ripercorre l’intero arco dei suoi 57 anni di carriera, esponendo capisaldi della sua produzione come Senza titolo (1961), Monogramma (1965), AB 3 (1966), Nécessaire(1968), Controfigura (critica del punto di vista) (1981), alcuni dei suoi celebri autoritratti, fino a tre nuove opere appositamente concepite per l’occasione.
Paolini ha risposto all’invito della Fondazione Carriero facendosi coinvolgere in prima persona nella realizzazione della mostra e accettando di cimentarsi in un esercizio introspettivo, in un processo di lettura dall’interno, e in alcuni casi di rilettura, della sua produzione. Il dialogo con il curatore Francesco Stocchi ha dato vita a un percorso espositivo non cronologico, scandito da nuclei tematici che si articolano nello spazio entrando in relazione con l’architettura dell’edificio, consentendo al visitatore di mettere a fuoco la poetica di Paolini e di semplificarne la comprensione. Attraverso questo esercizio, la mostra “scompone” l’opera di Paolini, la seziona adottando lo stesso approccio teorico e formale utilizzato dall’artista nei suoi lavori e nel suo modo di affrontare l’arte.
Tre sono i nuclei tematici individuati come punti di riferimento nel percorso espositivo, presentati singolarmente, uno per ogni piano della Fondazione, ma mantenendo una relazione reciproca e costante tra loro. Al piano terra l’allestimento ruota attorno al tema del Ritratto e Autoritratto, vero e proprio topos della storia dell’arte occidentale e fulcro della poetica di Paolini, che fin dall’inizio degli anni Sessanta si è cimentato in modo fortemente personale con l’analisi di questa tematica, distillandola fino ad arrivare alla sottrazione dell’autore nella sua opera. La sezione al primo piano si intitola In superficiee sviluppa la relazione con il tema della prospettiva nelle sue varie declinazioni, dall’indagine sulla linea alla simbologia dell’orizzonte fino all’uso della specularità, della tautologia e della ripetizione come strumenti di analisi dello spazio e del tempo. Infine, la sala rococò del secondo piano fa da cornice aUno di due, che presenta una selezione di lavori che indagano il rapporto tra il mito e la classicità nell’universo artistico di Paolini, emblemi di quella bellezza ideale che, nel polarizzare gli sguardi con la sua armonia, crea una distanza apparentemente incolmabile tra opera d’arte e osservatore.
In questo viaggio introspettivo su più livelli, Paolini assume la veste dell’archeologo, dello studioso che abbandona la dimensione nostalgica del guardare al (proprio) passato per analizzarlo con nuova consapevolezza, scavando nella psiche e nella storia dell’arte fino ad arrivare alle radici del suo pensiero. Un viaggio nella categoria filosofica del tempo, che evidenzia come la sua ricerca non si collochi su una linea di evoluzione diacronica, per tappe progressive – dal passato al presente al futuro – ma sia piuttosto ascrivibile a una dimensione sincronica, a un presente continuo, fatto di una costante variazione sul tema a partire dalla sua prima opera. Proprio come se il suo lavoro fosse, alla fine, un’unica opera continua.
Come suggerisce lo stesso titolo della mostra – Del bello ideale – il lavoro di Paolini tende a una dimensione “ideale”, in un certo senso assoluta o utopica, che può essere percepita come criptica, di non facile lettura per i non addetti ai lavori. La scenografa Margherita Palli è stata invitata a entrare in dialogo con il corpus di opere dell’artista, creando degli interventi che “mettano in scena” i nuclei tematici della mostra e che, attingendo alle stesse fonti di Paolini e ad alcune opere della sua collezione privata, offrano ai visitatori la possibilità di entrare nel suo mondo e di partecipare dall’interno a questo viaggio introspettivo. In particolare, Margherita Palli si è confrontata con il tema del ritratto e autoritratto al piano terra – trasformando una delle sale della Fondazione in una Wunderkammer ispirata allo studiolo di Federico da Montefeltro – e con il tema della prospettiva al primo piano – riproducendo, in forma onirica su una superficie interamente disegnata a mano, i principi chiave del trattato sulla prospettivadell’architetto e artista fiammingo Hans Vredeman de Vries, testo di riferimento nella poetica di Paolini.
Gli interventi scenografici di Margherita Palli si pongono in netto contrasto con le sale rarefatte e gli ambienti bianchi che ospitano le opere dell’artista, contrappunti visivi che sottolineano l’interesse che Paolini ha sempre portato nei confronti dell’aspetto scenografico di una mostra, e verso il teatro più in generale, e che ne rivelano l’essenza di artista la cui tavolozza è la storia dell’arte e la cui cultura è profondamente italiana
Giulio Paolini. Del bello ideale si inserisce coerentemente nel percorso iniziato dalla Fondazione Carriero con imaginarii (settembre 2015), FONTANA • LEONCILLO Forma della materia (aprile 2016),FASI LUNARI (ottobre 2016), PASCALI SCIAMANO (marzo 2017) e SOL LEWITT. BETWEEN THELINES (novembre 2017-giugno 2018, co-curata con Rem Koolhaas) mostre curate da Francesco Stocchi il cui punto cardine è l’approccio dialogico e la tensione costante verso ricerca e sperimentazione.
La mostra è resa possibile grazie alla stretta collaborazione con Giulio Paolini e la Fondazione Giulio e Anna Paolini e a prestiti provenienti da prestigiose istituzioni pubbliche e importanti collezioni private.
La mostra sarà accompagnata da un catalogo (italiano e inglese) edito da König Books, curato da Francesco Stocchi, che raccoglierà le immagini delle opere allestite negli spazi della Fondazione Carriero, con contributi tra gli altri di Giulio Paolini e di Francesco Stocchi.
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INFO
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via Cino del Duca 4 | 20122 Milano
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Fondazione Carriero
presents
Giulio Paolini
Del bello ideale
curate by Francesco Stocchi
with scenography by Margherita Palli
press preview 24 October 2018
opening 25 October 2018
Friday, 26 October 2018 – Sunday, 10 February 2019
Open every day, free admission from 11 am to 6 pm (closed Monday)
“The work exists even before the intervention of the artist, who is the first to contemplate it.”
Giulio Paolini
From 26 October 2018 to 10 February 2019 the Fondazione Carriero presents Giulio Paolini. Del bello ideale, curated by Francesco Stocchi, an exhibition dedicated to one of the greatest representatives of conceptual art, with interventions by the stage designer Margherita Palli, organized in close collaboration with the artist.
Following the exhibition Sol LeWitt. Between the Lines, on exploring the American artist’s relationship with architecture, the Fondazione Carriero continues its investigation and exploration of conceptual art by analyzing the work of Giulio Paolini, an unchallenged pioneer in our country. Through animpressive selection of works, chosen and installed with the Turin-based artist, Del bello idealecovers his entire career of fifty-seven years, displaying masterpieces such as Senza titolo (1961),Monogramma (1965), AB 3 (1966), Nécessaire (1968), Controfigura (critica del punto di vista) (1981), some of his famous self-portraits, and three new site-specific works.
Paolini responded to the invitation of the Fondazione Carriero and has been personally involved in creating this exhibition while engaging in an introspective act, in a process of inner reading, and in some cases rereading, of his practice. The dialogue with the curator Francesco Stocchi has given life to a non-chronological itinerary based on themes that unfold in the venue and relate to the architecture. This allows visitors to pinpoint Paolini’s poetics and simplify its comprehension. Through this act, the exhibition “takes apart” Paolini’s work, dissecting it while adopting the same theoretical and formal approach the artist uses in his works and his way of dealing with art.
There are three theme groups that have been singled-out in the itinerary. They are presented individually, one for each level of the Fondazione, while maintaining a mutual and constant dialogue with each other. On the ground floor the installation revolves around the theme of the Portrait and Self-portrait, a veritable topos of Western art history and focus of the practice of Paolini, who since the 1960s was intimately engaged in analyzing this topic, refining it to the point of withdrawing his presence from his own works. The section on the first floor is titled On the Surface and develops his relationship with the theme of perspective in all its forms, from an exploration of lines to the symbology of horizons up to the use of mirroring, tautology, and repetition as tools for analyzing space and time. Finally, the Rococo hall on the second floor hosts One of Two, which presents a selection of works that explore the relationship between myth and classicism in Paolini’s artistic universe: emblems of an ideal beauty that, in polarizing gazes with its harmony, creates a seemingly unbridgeable distance between the work of art and the viewer.
Along this introspective journey on various levels Paolini becomes a sort of archeologist, a scholar who abandons the nostalgic dimension of looking at his own past to analyze it with newfound awareness, digging deep into the psyche and art history, up to uncovering the roots of his thoughts. A journey into the philosophical category of time, which highlights how his practice cannot be placed upon a diachronic evolutionary line, which advances gradually—from the past to the present to the future—but instead can be ascribed to a synchronic dimension, to a present continuous, made up of a constant variation on the theme starting with his first works. As if his art were, all in all, one single unfolding work.
As suggested by the exhibition title—Del bello ideale—Paolini’s practice strives for an “ideal” dimension, in a certain sense absolute or utopic, which can be perceived as cryptic and not easy to read for non-specialists. The stage designer Margherita Palli was invited to dialogue with the artist’s body of work and to create interventions that “stage” the themes of the exhibition and which, by drawing upon Paolini’s same sources and some works from his private collection, may offer visitors the opportunity to enter his world and take part in this introspective journey. In particular, Margherita Palli has dealt with the theme of the portrait and self-portrait on the ground floor—transforming a room of the Fondazione into aWunderkammer inspired by the studiolo of Federico da Montefeltro—and with the theme of perspective on the first floor—recreating it, in a dreamlike form on a surface drawn entirely by hand, in the key principles of the treatise on perspective by the Flemish architect and artist Hans Vredeman de Vries, a pivotal text in Paolini’s practice.
Margherita Palli’s scenery interventions are in clear contrast with the rarefied rooms and white halls that host the artist’s work, visual counterpoints that underline Paolini’s constant interest in exhibition design and in the theatre in general, thus revealing the artist’s essence whose palette is art history and whose culture is deeply Italian.
Giulio Paolini. Del bello ideale is an integral part of the program initiated by the Fondazione Carriero with imaginarii (September 2015), followed by FONTANA • LEONCILLO Forma della materia (April 2016),FASI LUNARI (October 2016), PASCALI SCIAMANO (March 2017), and SOL LEWITT. BETWEEN THELINES (November 2017–June 2018, co-curated with Rem Koolhaas), exhibitions curated by Francesco Stocchi, with a focus on a dialogue approach and constant research and experimentation.
The exhibition is made possible thanks to a close collaboration with Giulio Paolini and the Fondazione Giulio e Anna Paolini as well as loans from prestigious public institutions and important private collections.
The exhibition will be accompanied by a catalogue (Italian and English) published by König Books and edited by Francesco Stocchi. It will gather pictures of the works installed at the Fondazione Carriero, with contributions amongst others by Giulio Paolini and Francesco Stocchi.
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