Alessio Cremonini, 2018, Lucky Red – Cinemaundici, Netflix, 100 minuti.

 

di Rocco Lombardi

 

A volte succede.

A volte, romanzi, canzoni, cartoni animati e film sanno essere profetici.

E fu così che, quasi in contemporanea con la “pubblicazione” del film “Sulla mia pelle” sulla piattaforma digitale “Netflix”, c’è stata una svolta nel processo “Cucchi bis” quasi anticipata dalla pellicola in questione.

Ebbene, siamo dinanzi a un film ben diretto e a una storia ben interpretata dal bravissimo Alessandro Borghi, capace di vestire i drammatici panni del geometra Stefano Cucchi, trentunenne con problemi di tossicodipendenza assassinato dalla violenza di un sistema pieno di contraddizioni, dove non è proprio possibile sentirsi protetti, figurarsi sicuri.

Chi o che cosa abbia ucciso Stefano Cucchi lo decideranno i giudici. Noi ci limitiamo a dire che è un bene che ci siano questi film audaci.

Finalmente sta accadendo che per avere una interpretazione dei fatti di cronaca nera non sia necessaria una visione troppo distante nel tempo.

Acclamare la quasi contemporaneità (anche se i fattacci risalgono al 2009) dell’arte informativa sui fatti di cronaca non è una panacea per la schifosa curiosità che porta, addirittura, al turismo dell’orrore (cosa che ci sentiamo di condannare in maniera netta), ma la consapevolezza che le generazioni presenti e future potranno farsi un’idea sul mondo che vivono, senza dover aspettare decenni che, insieme ad una visione più completa dei fatti, portano cenere e patine di incertezza sugli accaduti.

Nessuno intende sentenziare sull’efficienza dello Stato sul caso, nemmeno il regista che ha la capacità di fornire una visione piuttosto “politically correct”, affiancando il bene al male e riuscendo a non demonizzare una categoria ma singoli episodi.

Dalla descrizione della famiglia, inoltre, trapela la fragilità dell’animo umano nel dover affrontare la tragedia di un figlio con problemi di droga e la forza di una sorella che non vuole arrendersi all’ingiustizia burocratica e alla disinformazione, che spesso porta a infangare tutti, senza distinzione.

Molto coinvolgente e commovente la sequenza finale di immagini vere, unita alla dichiarazione al microfono del sig. Stefano Cucchi che ammette la sua colpevolezza di detenzione di stupefacenti ma la sua innocenza circa lo spaccio.

Tutti sbagliano, nessuno dovrebbe pagare più del dovuto. Ce lo insegnano secoli di lotta per i diritti civili e artisti di spessore incommensurabile (vedi Hugo).

Bravo Cremonini, bravissimo Borghi, eccellente la politica di Lucky Red, Cinemaundici e Netflix.

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