(st)ruggenti anni ’80 (a Bari)
di Flavio Andriani
Novembre, mese dei morti. Tra quelli eccellenti, gli anni ’80. Non quelli della tv nei ricordi delle stupidità paninare nel “Drive in” del miglior Antonio Ricci. Ma quelli baresi.
Ciò che si estingue deve vivere nella memoria.
Amarcord senza nostalgia. Luoghi che da giovani ci hanno (s)formato e che sono morti e sepolti.
Dalle ceneri del punk incendiario nacquero focolai vivi di cultura e di umori che riempirono la città di Bari, in barba alla craxiana Milano da bere. Li vedo passare in rassegna uno ad uno: il muto Gigino il pizzaiolo, di fronte al Castello, immortale, sudato e fiero nelle pennellate di strutto che si impossessavano delle nostre papille.
Dove nel fossato le carte imbrattate volavano e i topi le rincorrevano.
Il pomodoro sbrodolante macchiava come sangue sia le camice immacolate dei “fighetti” di Esperia, che le magliette dei tossici stravolti d’eroina che ritrovavi dopo a Pellecchia tra i giardini polverosi. E che forse provenivano da lunghe camminate da Viale Europa a Japigia, o da Via La Pira, tra gli spacciatori, precursori di Scampìa, soldati di Savinuccio vero padrone del quartiere.
Ma tutto piaceva così. Tra profumi e lezzi.
E poi il Cellar in Via Principe Amedeo, con la scala in discesa con la moquette che portava dritto all’inferno della scintillante disco-music. Il Privè e poi l’Altro Sottano, in Corso V. Emanuele, che pensava di selezionare le classi per censo.
E il Camelot, poi Jimmi’z, il Renoir, il Kabuki, il Gilda-Virgin con ospite fisso Pinuccio Tatarella dancer.
Il Cocoloco, il Pan, il Penthouse, il Casablanca estivo, in cui una sera un’inspiegabile spedizione punitiva, come degli Unni al comando di un Attila nato a Carbonara, falcidiò a suon di potenti sberle l’intero pubblico danzereccio.
Nella borghese Poggiofranco, il Neo-club (ora garage) e l’Hokum dei fasci incendiato dai comunisti. Non prima di essere passati da Zum-zum, prima rosticceria al profumo d’America. Il Rainbow, coloratissimo come un club new-yorkese. Lo Snoopy 80. E ancora luoghi leggendari come il Merendero new-waver, coi primi trans e bisex.
Il Roxy Music a Carbonara, suadente ma ruvida discoteca di notte, squallido stanzone di giorno. O locali ingialliti di fumo come il Rimini poi Spleen, il Pellicano, la Taverna del Maltese in Via Netti.
Il mitico Re Artù con la portaccia di ferro, privo di sicurezza ma traboccante d’estro, dove i primi Toti e Tata muovevano i primi passi, oltre a un concerto d’esordio incendiario degli Skizo, post-punk degni di tutta la mia attenzione.
Alla Dolce Vita dove si andava per sentirsi come allo Zelig milanese, regno di Toti e Tata ma anche palcoscenico occasionale di Roberto Freak Antoni, insuperabile poeta, finissimo cantore della demenzialità. Armando…dei giardini, dov’è ora? Chitarra inseparabile incollata alla schiena, se non cantava vedeva coccodrilli dappertutto. Se poi volevi buttare un po’ di soldi e frastornarti ai video giochi, c’era Dribbling e Play e Replay, grandi e affollate come le sale per Pachinko a Tokio.
Ma quando volevi assentarti da tutto ciò, non avevi che da comprare un biglietto per la stagione al Petruzzelli. Cadevi sempre bene e a volte, anche meglio: Lindsay Kemp, Carmelo Bene, Tadeusz Kantor, etc etc. Io ci parlo ancora. E dove sono ora le bellissime ragazze di Esperia, retrocesse poi a Rossetti? E i ganzi carichi a moneta, i rivali del Bar Moderno, i notabili del Tennis, del Trampolino e della Vela? Ditemi dove siete finiti. Che fate? Ingegneri, avvocati, medici, disoccupati, ragionieri, rappresentanti, commercianti, imprenditori, rinviati a giudizio o ai domiciliari? Divorziati, seppelliti, dimenticati o esuli in Oriente? Ditemi che fate, se frignate o fate i nostalgici degli struggenti anni ‘80.
Io ho smesso da tempo, di frignare. Non ho tempo per il muro del pianto. Aspetto i prossimi ruggenti anni ‘20.
grandissimo
Bellissima carrellata di luoghi e momenti indimenticabili oramai solo per 40-70 enni che hanno vissuto quell’epoca della Bari by night. Peccato che a quel tempo non c’era internet e tutti i social per documentare quella storia che solo pochi oggi possono raccontare e descrivere come hai accennato. Ottimo lavoro ma ogni luogo avrebbe una lunga storia da riscoprire.
Articolo abbastanza esaustivo
Qualche altra location che mi viene subito in mente:
Black Line a Giovinazzo
Black and White
Arca di Noe’
……….
Che tempi!!!!!!!!!!