Quegli anni stupidi che ci hanno rovinati
di Sabrina Spallini
Fuori dal coro della mitizzazione, non provo alcuna nostalgia per gli anni Ottanta, anzi mi sembra opportuno evidenziare che furono un decennium horribilis per l’Italia, un periodo di inversione di tendenza per la nostra storia: finì la positività e cominciò la decadenza, il pessimismo. La negatività che oggi ci attraversa è figlia di quell’epoca buia.
E’ assurdo definirli come gli anni dello sviluppo e del benessere perché si è costruito tutto il negativo dei decenni a venire: in ambito politico, Craxi e l’ascesa del partito socialista con lo sfascio morale della certezza dell’impunità e lo sfascio culturale con l’avvento delle tv private di Berlusconi che hanno decerebrato gli italiani.
Fu l’annullamento totale dei valori e l’assunzione per la prima volta come unico valore del dio danaro, l’apparire rispetto all’essere.
I ragazzi degli anni 80 non sono impegnati politicamente come quelli degli anni 70, né somigliano gli ambientalisti degli anni 90, ma sono i “paninari”, i fanatici delle firme, gli amanti dell’omologazione. Non hanno sviluppato alcun valore, anzi hanno affossato i valori preesistenti.
Ripeto, mentre in passato i ricchi e potenti nascondevano i loro privilegi, negli anni 80 hanno cominciato a ostentarli, quasi a deridere coloro che non ne possedevano. E anche coloro che privilegiati non erano, facevano di tutto per apparirlo.
Non a caso, anche in campo musicale si affermarono solo band straniere, mentre in Italia vi furono poche novità; cosa analoga avvenne nel cinema con quelle schifezze della commedia sexy di Lino Banfi, Edvige Fenech e Alvaro Vitali, oggi tanto ingiustamente osannate.