Banale Cinque. I film che ti aspetti
di Giulia Reina
Il Natale è probabilmente la festività più attesa dell’anno.
I credenti diranno che è per la nascita di Cristo. I bambini, per i regali. I cinici, per i regali. I romantici, per la famiglia. I golosi, per i pranzi luculliani.
In ogni caso, la maggior parte di noi associa il Natale ad un momento di gioia, all’affetto degli amici e dei propri cari, insomma, a qualcosa di piacevole.
Certo, la D.ssa Latrofa probabilmente avrà da ridire sul punto, considerando il suo bellissimo articolo sulla “depressione natalizia” che, a quanto pare, è largamente diffusa.
Ma, ammettendo che la tristezza sia solo l’eccezione che conferma la regola, si può affermare che il Natale è l’espressione di un sentimento positivo.
Qual è il punto, vi chiederete.
Ecco, il problema di noi occidentali – o di noi europei, o di noi italiani, o di noi del Sud – è che tendiamo sempre ad eccedere, a fare indigestione delle cose belle, le ingolliamo con ingordigia, fino alla nausea. Non riusciamo ad accontentarci di UN banchetto, di UN regalo, UNA decorazione, UNA cena con parenti, ma dobbiamo per forza strafare.
Una sorta di bulimia natalizia.
Ed ecco che si arriva al cuore di questo articolo: i film di Natale.
L’incubo di mia madre.
Inizia dicembre e, con esso, il palinsesto televisivo si riempie di pellicole sull’amore, sullo spirito del Natale, sulla magia, sul grinch, sulle storie strappalacrime di bambini orfani che donano gioia ad un vecchietto scorbutico, su cameriere che fanno innamorare ricchi uomini d’affari grazie ad una teglia di biscotti a forma di omino.
Insomma, film banalissimi, sciapiti – come si dice a Bari – tutti assolutamente identici, che millantano una morale profondissima ma che in realtà sono solo stati scritti e prodotti per soddisfare la fame di Natale di noi consumisti.
Ovviamente ci sono delle eccezioni.
Ad esempio, personalmente seguo una tradizione da ormai più di quindici anni, da quando ho visto per la prima volta il film “Nightmare Before Christmas“, di Tim Burton.
Premettendo che, per quanto mi riguarda, Tim Burton è un genio che non ha mai sbagliato un film, l’opera in questione, come tutte, è un lungometraggio animato per bambini, ma anche per adulti – e lo dico con cognizione di causa, dato che lo guardo almeno una volta l’anno da quando ho 6 anni – con una morale profonda ma comprensibile a tutti, grandi e piccini.
SPOILER ALERT!
E’ la storia di Jack, Re delle Zucche di Halloween, che, stufo di fare paura e provocare dolore, decide di sostituire Babbo Natale nella notte più magica dell’anno, con conseguenze catastrofiche.
Jack ci aiuta a capire che ognuno ha un suo ruolo nel mondo e che non si può avere la presunzione di essere i migliori in tutti i campi, pur essendolo nel proprio.
Una lezione che tutti dovremmo tenere a mente.
La mia preferita.
Altro film ambientato a Natale che adoro s’intitola “Insieme per caso”, di P.J. Hogan, con la magnifica Kathy Bates e lo splendido Rupert Everett.
Si tratta di una commedia-noir leggera, piacevolmente divertente e tenera.
Il titolo originale, “Unconditional love”, aiuta a comprendere il cuore del film.
La protagonista, Grace, timida e remissiva casalinga americana, lasciata improvvisamente dal marito che venera, decide di partire per l’Inghilterra per assistere ai funerali del suo idolo, il cantante Victor Fox, ucciso da uno spietato serial killer. Per merito di tutte le vicissitudini di cui sarà protagonista, Grace riuscirà a crescere e ad apprezzarsi, realizzando che l’amore è condivisione, compromesso, sostegno e non un sentimento da dare per scontato.
Nessun angelo che cade sulla Terra, nessun pupazzo di neve parlante e nessuna storia d’amore impossibile resa possibile.
Insomma, la morale di questo mio intervento non richiesto e molto poco politically correct è questa: cerchiamo di non abbuffarci di cose belle, ma di godercele ogni giorno, un po’ per volta, perché la vita è una, ma essere buoni solo una volta l’anno non fa di noi delle persone perbene.
La coscienza va ascoltata sempre, non solo a Natale.