Come difendersi dal revenge porn

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Questo numero della rivista Sesso 2.0 deve richiamare l’attenzione dei lettori sulla tematica legata al fenomeno della diffusione in rete di video hard che ritraggono lui/lei durante l’atto sessuale o di immagini hard, conosciuto come revenge porn.

Che cos’è il revenge porn?

Il revenge porn (porno-vendetta) consiste nella diffusione o pubblicazione di video girati con il cellulare, che riprendono il partner in atteggiamenti intimi o in alcuni casi durante l’atto sessuale. Questo fenomeno nella stragrande maggioranza dei casi si verifica quando una relazione amorosa si interrompe e l’altra parte non accetta tutto ciò. Molto spesso chi detiene questo tipo di materiale non comprende gli enormi rischi legati alla diffusione.

Pubblicare on line un video o un’immagine senza il consenso della persona ritratta configura un illecito che assume rilevanza e gravità diversa a seconda del contesto in cui avviene.

Se una persona acconsente a farsi fotografare e/o riprendere in un video non può rappresentare una implicita autorizzazione anche alla diffusione o divulgazione di quella immagine o video, è necessario che sia la persona ritratta a rilasciare una autorizzazione espressa per tal fine.

 

Quali sono le conseguenza in caso di diffusione di immagini/video privi di autorizzazione?

In assenza di autorizzazione alla divulgazione di immagini o video si configurano due violazioni, la prima concerne il c.d. diritto alla Privacy, cioè viene leso il diritto alla riservatezza tutelato sia dall’ordinamento giuridico italiano che da quello Europeo, e trova la propria disciplina nel GDPR regolamento n. 2016/679, la seconda assume rilevanza in ambito penale, poiché a seconda del modus operandi possono configurarsi vari tipi di reato: diffamazione, violenza privata, stalking, estorsione, detenzione e divulgazione di materiale pedopornografico, ecc…

Il fenomeno è in forte aumento, appartiene ad una mentalità retrograda e ignorante, le vittime sono nella maggior parte dei casi donne per lo più adolescenti, causa anche il pregiudizio di genere che “punisce” la libertà sessuale della donna.

Il codice penale non contempla il reato di revenge porn.

Nel nostro ordinamento giuridico manca una norma ad hoc per contrastare questo fenomeno, nel 2017 fu presentato un disegno di legge per introdurre nel codice penale il reato di “revenge porn”, applicabile a chi senza autorizzazione della persona interessata pubblica foto e video hard su internet.

Nell’ipotesi normativa in questione, sarebbe stata applicata la pena della reclusione da uno a tre anni, aumentata della metà qualora il fatto commesso fosse stato ad opera del coniuge, anche separato o divorziato, o di persona  legata da relazione affettiva alla persona offesa.

La proposta di legge si basava su tre aspetti fondamentali: il primo di carattere repressivo nei confronti degli autori del reato ma allo stesso tempo anche educativo attraverso incontri mirati all’educazione digitale e di genere, il secondo di carattere assistenziale, rivolto alla persona offesa dal reato, la cui autostima spesso svanisce nel momento in cui si verifica il fenomeno.

Purtroppo questa proposta non ha trovato seguito, però grazie alla mobilitazione di molte donne, nel 2018 è stata lanciata una petizione che ha raggiunto già centomila firme, un grande sostegno sta arrivando in questo periodo da parte dei parlamentari donne che sui social stanno divulgando l’appello.

Quali strumenti adottare per evitare di essere coinvolti?

La prima regola è quella di segnalare la presenza di materiale dichiarando che non è stata rilasciata alcuna autorizzazione alla divulgazione di tale materiale chiedendo la rimozione immediata dello stesso.

La seconda consiste nel rivolgersi alle Autorità Competenti e denunciare l’accaduto fornendo tutti gli elementi utili alle indagini senza alcun timore.

 

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