La settima arte, i poeti estinti diventano blogger
di Lena Benedetta de Falco
La setta dei poeti estinti non è mai andata via, è qui, e respira. L’ho scoperta in una palazzina anni 20, terzo piano, vicino Piazzale Loreto, tra bottiglie di vino rosso Montepulciano e Tasari Merlot, disseminate per un tavolo in legno al centro di un salotto, racchiuso tra pareti gialli ed animato dall’entusiasmo, la forza e la determinazione di 20 ragazzi approdati a Milano da Roma, Bari, Taranto, Bologna, Ravenna, Sulmona, Verbania, Pisa e Roma. No, non si tratta dell’ennesima di migrazione lavorativa, ma l’incontro di menti passionali che progettano una possibilità quasi inaccettabile: il lavoro per vocazione e lavorare con passione. Loro sono la Settima Arte, blog di cinema nato nel 2015 le cui view iniziali non incoraggiavano un felice destino, ad oggi alcuni dei loro articoli godono di 10000 visualizzazioni.
La visione iniziale del blog si basava sull’interpretare il cinema come l’arte più inclusiva per eccellenza unendo più forme d’arte in un unico prodotto artistico. Si presenta come un progetto-amuleto che stimoli riflessioni, risvegli i pensieri dal sonno di uno stato di minorità mentale kantiano, e liberi ciò che è nascosto, inespresso, e non detto, legittimando lettori e scrittori ad essere più umani, romantici, vivi e autentici .
Parlare di Blog è limitante, nonostante non siano ancora costituiti giuridicamente come associazione, ma la loro mission è chiara e forte. Dare voce alle nuove generazioni, che in sordina ma con qualità provano ad esprimersi a comunicare il proprio disagio, provano ad esser(ci) in un mondo d’apparenza tramite qualsiasi espressione artistica abbiano a disposizione: dalla scrittura al video-making.
La collaborazione del blog consta di 40 scrittori, 2 grafici, 2 social media manager e un informatico per un’età media di 24 anni e 6 redazioni: Cinebattiamo, Nuovi Arrivati, Serie e Tv Netflix, Nella storia del cinema, Il mondo tra anime e animazione, News e Animali Notturni, ciascuna con plurime rubriche sempre pronte a rinnovarsi. Ad oggi l’obiettivo è creare tre nuove redazioni.
Ieri, questi giovani promettenti provenienti da tutta Italia, si sono riuniti a casa del fondatore del blog, Andrea Vailati, nato a Bari e laureato in Filosofia presso l’Università Statale di Milano, città dove attualmente vive.
Mentre la vita mondana milanese corre e si infiamma tra le strade di un banale sabato sera, a casa di Andrea si creano mondi per abbatterne vecchi, consolidando obiettivi da raggiungere.
Il fine è diventare un punto di rifermento per gli artisti emergenti in Italia ma di qualità, rifiutati dai grandi festival, dalle grandi fiere d’arte, dalle grandi istituzioni. Vuole rappresentare ed essere rappresentativo non solo di una categoria ma di una generazione che trova spazio nell’unico luogo democratico rimasto, il digitale, per immergervi il reale. Questa urgenza di essere presenti nel panorama nazionale si è tradotta emblematicamente nella volontà disinteressata degli scrittori del blog, di prendere un treno, arrivare a Milano, non per il canonico motivo quanto comune di far soldi, ma per far sogni, e realizzarli. Il profondo senso di questo editoriale si rintraccia nello stile degli articoli stessi: affrontare la complessità, non negarla, come unica possibilità di vivere il reale. Così l’essere open, termine inflazionato e depauperato del suo senso, ritrova forma e forza in questo editoriale inclusivo ed esclusivo per lungimiranza progettuale.
Negli anni 20 ci si recava in carrozza nei bar parigini per trovare qualche albatros in preda ad eccitazioni per accesi dibattiti intellettuali quanto vitali, negli anni 20 del 2000 possiamo accorrere in luoghi di speranza e di confronto, com’è accaduto ieri sera. Giovani che si riconoscono come alleati per cambiare nei limiti del loro potenziale la realtà, opponendovi nella semplicità di un incontro casalingo eppure incredibilmente potente e speranzoso. Ognuno si offriva tra capacità e conoscenze personali a migliorare e ingrandire il blog in una realtà digitale ma quanto mai vera, affinché la Settimana Arte possa diventare Le Bolidor di Midnight in Paris di questi anni 20: quel locale notturno dove Hemingway disquisiva su condizioni esistenziali e Picasso su quelle geometriche, non più in una condizione onirica ma nella realtà sensibile e digitale. Una realtà che sta crescendo per numeri, consensi e qualità, che ha ancora molto da imparare, quanto anche da insegnare: credere fortissimamente, crederci insieme.
PICS: Annuario “La settima arte”, L. B. de Falco