Se M. L. King fosse stato bianco
di Annibale Volpe
odontoiatra
Nella mia breve esistenza il posto di idolo è dedicato solo a una persona: mio padre.
Simpatia travolgente, intelligenza debordante e capacità di far innamorare tutti di lui.
Gli devo qualsiasi cosa, gli devo la mia vita stessa.
Eppure c’è una cosa che non riesco a perdonargli.
Un’unica singola cosa che rende un mito una persona vulnerabile, mortale, a tratti, addirittura mediocre: mio padre crede che sia vergognoso avere un figlio omosessuale.
Più volte ho fatto outing, ma lui non mi ha mai creduto.
Gli ho spiegato mille volte che sono attratto da altri uomini ma ha sempre preso la cosa come uno scherzo.
Questo perchè mi ha visto spesso in compagnia di belle donne e mi ha anche beccato sul fatto un paio di volte.
Mio padre non crede che io sia omosessuale anche per un altro motivo: io non sono affatto omosessuale.
Allora perché questa farsa?
Perché per me è impensabile che persone dotate di amore per la vita pensino che ci sia qualcosa di sbagliato nell’amare qualcuno del proprio sesso.
Perché l’unico modo per far capire quanto di sbagliato ci sia nel ritenere una persona peggiore per i suoi gusti sessuali è fargli provare quella vergogna, farlo sentire piccolo piccolo.
Perché anche io quando ho ricevuto la notizia dell’outing di un mio amico sono rimasto basito, quasi spaventato.
Allora ho deciso che sarebbe stato fondamentale per me cercare di trasmettere un messaggio: essere gay non è né giusto, né sbagliato.
E’ normale.
E allora se si vuole combattere l’omofobia bisogna che gli eterosessuali siano i primi a divulgare questo messaggio.
Probabilmente, se il Dr. King fosse stato bianco avremmo vinto la battaglia sui diritti civili molto prima del previsto.