Egocentrismi
di Anna Losurdo
Avvocata & Legal blogger
“Giro girotondo,
casca il mondo, casca la terra,
tutti giù per terra!”
Iniziava così la filastrocca, quando ero bambina.
Piano sequenza: i bambini cantano la filastrocca.
Dissolvenza: lentamente al centro del girotondo appare l’EGOcentrico e scompare il mondo intorno.
È questo il paradigma triste e solitario di egocentrici e narcisisti.
Egoriferiti: quel mondo intorno, del quale hanno un bisogno vitale, finisce con l’allontanarsi o con l’essere allontanato. Accade un po’ alla volta, ma alla fine si resta sempre da soli.
Se è vero, come ci spiegano le neuroscienze, nasciamo tutti egocentrici, per il semplice fatto che la percezione del mondo come altro da noi inizia a formarsi intorno ai tre mesi di vita, altrettanto vero è che molti proseguono nella propria vita a coccolare il proprio ego in maniera più o meno patologica.
Siamo sempre lì: è tutta una questione di giusta misura, di equilibrio.
Se tutto va bene, arriva il momento in cui si comprende che quella splendida unicità è illusoria, che dal centro è necessario spostarsi, che il centro della nostra vita può essere occupato da altri o da altro, che non siamo tutti Piccadilly Circus e che non è vero che tutto il mondo ci gira intorno.
Ma non sempre procede tutto nella norma.
Accanto a tutte le difficoltà di relazionarsi agli e alle altre in questo tempo (ma c’è stato poi un tempo in cui non fosse problematico?), di certo l’egocentrismo è tra i fenomeni più diffusi. Forse dovuto proprio a uno stop generalizzato nel processo di crescita, a ferite narcisiste subite in tenera età e inferte da genitori a loro volta anaffettivi.
In realtà poi, l’egocentrico patisce un dualismo assai doloroso.
Ha bisogno di sapere che tutto il mondo gli è intorno, che i comportamenti, il sentire, la vita degli altri dipendono essenzialmente da ciò che lui (lei) vuole, fa, pensa. Ma allo stesso tempo soffre la propria idea del proprio essere “troppo” o “più” ma forse “non abbastanza”, che lo (la) costringe in una condizione di incessante senso di inadeguatezza rispetto agli altri. Sensazione che a sua volta alimenta l’ipertrofia dell’EGO e spesso spinge verso la svalorizzazione degli altri che agevola il recupero di posizioni.
La modalità social apporta linfa vitale all’egoriferimento, perché come sappiamo regala l’illusione di avere un pubblico immenso, di avere scritto o fotografato qualcosa di sensazionale o indispensabile che tutti aspettavano di leggere o vedere.
È l’habitat ideale per la propaganda continua del nostro IO.
La soluzione sta, ancora una volta, nella nostra capacità di non disperdere il nostro “ SE’ ”, di imparare ad andare incontro a qualcun altro, ad ascoltare, a prendere in considerazione il punto di vista altrui, a cedere la posizione.
In sostanza a dare e a darsi, senza paura.
PH: René Magritte, Décalcomanie, 1966, © Photothèque R. Magritte / Banque d’Images, Adagp, Paris, 2016