Hong Kong e il mondo che verrà
di Canio Trione (economista)
La rivoluzione in corso a Hong Kong ci riguarda molto più da vicino di quanto la geografia farebbe supporre.Vietare le maschere ai rivoltosi è come vietare ad un kamikaze musulmano di indossare la cintura esplosiva! Quei ragazzi sanno di compiere atti ben più gravi e quindi continueranno nella loro azione. A ben vedere è molto significativo rilevare e riflettere sul fatto che le maschere impediscono il riconoscimento delle singole persone e quindi la loro incriminazione. Cioè il potere costituito vuole utilizzare la tecnologia (le telecamere) per colpire uno ad uno (tutti insieme non gliela fa) i rivoltosi. Oltre alla evidente viltà del modo di fare, va considerato che la tecnologia è stata acquistata e perfezionata a spese del contribuente cioè dei rivoltosi stessi che rappresentano certo non i dipendenti pubblici (come i poliziotti) pagati dal potere costituito (e quindi dal contribuente NON dipendente pubblico) e quindi interessati al mantenimento dello status quo.Risultato è che la rivolta non si placa nonostante i successi ottenuti e evidenzia una rottura che rappresenta un malessere molto più profondo e diffuso di quanto gli stessi leader prevedessero. Un po’ come i gilet gialli o gli elettori di Trump o quelli che vogliono la Brexit o i piccoli imprenditori del sud Europa (che rinunziano ad intraprendere una nuova attività fino a che non tornerà la democrazia, la libertà e la privacy in economia) o i risparmiatori che non comprano più da lustri un titolo pubblico o privato…È un mondo che si ribella nei modi più vari a questa dittatura planetaria della turbofinanza alleata alla politica più becera e che rappresenta certamente la maggioranza straripante dei cittadini del pianeta. Quindi una protesta antimondialista declinata nei modi più vari e più consoni ai modi di sentire locali e che viene fortemente e volutamente sottovalutata dai autorefenziali maitre à penser del pianeta.È singolare che nessuno si è accorto contrapposizione insanabile che si è creata tra coloro che vivono all’interno del grande spazio pubblico saldamente legato alla grande impresa e grande finanza e coloro che ne stanno fuori e che sono chiamati a pagarne vizi e ambizioni….. è certo che presto vinceranno questi ultimi. Bisogna prepararsi al nuovo mondo che si dovrà creare. Dovrà essere più giusto nel senso di più meritocratico, più ricco nel senso di più sostenibile umanamente ed ambientalmente, più civile nel senso di rispettare il lavoro e la proprietà privata, più includente nel senso di allargare lo sviluppo anche dove non c’è, in sintesi più condiviso e più forte, plurale e grande.Cominciamo a rimboccarci le maniche.