La banca del sud
di Canio Trione
Ogni tanto riemerge l’idea di costituire una Banca del sud che dovrebbe “aiutare” le imprese del meridione a nascere e crescere. Da sempre la parola “aiutare” ha portato sciagure e quindi serve stare attenti.Qualcuno dice che l’unione delle piccole banche del sud, come le popolari, sarebbe la soluzione. A costoro chiederei cosa gli fa credere che l’unione tra aziende con azioni illiquide da lustri, in deficit di capitale di rischio, lente nella erogazione di nuovi prestiti, dovrebbe trasformarle in banche floride ed efficienti? Magari “razionalizzando” la loro organizzazione interna? Cioè licenziando dipendenti e automatizzando/spersonalizzando i processi? Dobbiamo rispondere che si andrebbe nella direzione opposta di quanto chiede la clientela del sud; oltre ad essere una risposta aziendalista bancaria (e quindi parziale) alle richieste del sud. Quindi è una idea quanto meno bizzarra da rinviare al mittente anche per molte altre ragioni che lasciamo nella penna per discrezione. Altri, forse un po’ più populisti, fanno credere che la futura banca del sud dovrà essere più generosa verso coloro (fanno pensare alle start up cioè alle imprese giovani) che non hanno garanzie e quindi non hanno accesso all’attuale sistema del credito. Cioè, dicono costoro, che serve una banca più “etica” che non risponda ai troppo spietati e restrittivi criteri gestionali delle banche esistenti. Rispondiamo subito che questo significa creare una azienda che avrà bisogno sempre di essere ricapitalizzata oppure che chiuderà subito;… a quel punto si dirà che è un altro modo di buttare dalla finestra i soldi per il sud e sarà difficile dargli torto. Quindi non si tratterebbe di una misura di tipo economico ma meramente etico.Altri ancora, più ortodossi, vogliono una banca come le altre che faccia quindi utili e che presti danari in gran copia (come sempre a chi li ha già) e che fa crescere pil ed occupazione, e cioè una banca in tutto uguale a quelle esistenti magari più capitalizzata e più efficiente. Ottime intenzioni, ma sarebbe un ulteriore concorrente che contribuirebbe alla riduzione dei margini operativi e gli utili delle banche in una situazione nella quale la Bce sembra abbia dichiarato guerra ai profitti delle banche e al livello del tasso di interesse. Sarebbe una ulteriore mazzata per banche esistenti e per i risparmiatori che hanno acquistato le loro azioni.Sembra che la incompetenza –la stessa che ha promosso la edificazione delle “cattedrali nel deserto”, che vuole i ponti sullo stretto, le grandi opere,…- si sia stabilmente impadronita della materia e, nonostante i numerosi flop collezionati nei passati decenni, non arretri di un millimetro. Pure è semplice pensare ad una soluzione “di mercato” che avvicini anche una piccolissima parte dei risparmi parcheggiati sui conti correnti (1400 miliardi inoperosi e infruttiferi in attesa di non si sa cosa e in via di rapido assottigliamento) alle attuali banche popolari del sud che potrebbero e vorrebbero svolgere meglio il proprio compito se solo potessero beneficiare di un po’ di capitali freschi…. Una banca delle banche che raccolga risparmio da privati o investitori istituzionali, pagandolo bene (il risparmio raccolto dai fondi pensione che devono disperatamente fare utili,… ma anche a pensionati e risparmiatori di ogni tipo e dimensione), per investirlo in capitale di rischio nelle banche del sud, ricapitalizzandole, avendo cura di controllarne l’impiego cosa che i singoli risparmiatori non possono fare. Cioè una banca che risponda con dovizia di mezzi, ma anche con le competenze necessarie alle esigenze esistenti divenendo così una specie di holding nella quale banche ed investitori entrino volontariamente e che svolga un ruolo positivo forte e qualificato; elaborando e diffondendo una serie di buone pratiche necessarie ad ammodernare l’intero settore che le grandi banche non solo non conoscono ma che non potranno mai applicare per la loro proverbiale burocrazia elefantiaca.Portando a soluzione d’un colpo solo tutte le criticità esistenti: illiquidità delle azioni esistenti, necessità di maggiore e migliore erogazione di nuovo credito, ricapitalizzazione delle piccole banche esistenti, maggiore sinergia tra esse (come la riscossione degli incagli), retribuzione in modo più certo e meno simbolico del risparmio privato ed istituzionale (che forse è la cosa più importante di tutte), maggiori e migliori servizi non parassitari ma propulsivi del Pil……Cosa fa la politica e i mammasantissima del settore del credito? Cosa si attende a varare una banca con queste caratteristiche (che non sono nuove)? Mentre addirittura si varano nuovi partiti politici “meridionalisti” vocati a chiedere opere pubbliche da far realizzare alle imprese del nord? Mah!!! misteri della politica o della incompetenza italica stabilmente radicata sulle poltrone che contano….