L’anno nuovo della Banca Popolare di Bari
di Canio Trione
Economista
Anche per la Popolare di Bari siamo alle solite: gran chiasso e risparmi che vanno in fumo. Certo si poteva gestire meglio.. ma ormai siamo all’ora delle decisioni importanti. Dopo un lungo periodo di assenza di una politica economica e finanziaria nazionale i fatti si sono incaricati di costringere governi e partiti a prendere decisioni. Non è facile visti i paletti strettissimi tra i quali ci si deve muovere e la scarsa cultura economica diffusa nei Palazzi.. ma non tutto è perduto.
In primis il commissariamento della Banca d’Italia -pur essendo una misura estrema- rimane una garanzia granitica per i risparmiatori, correntisti, depositari: possiamo pensare ad edificare un futuro migliore con certezze e serenità. Poi, questi eventi hanno acceso i riflettori sulla situazione del risparmio e dell’economia meridionale che non differisce molto da come va in tutta Italia. Infine finalmente si pone indilazionabile e prepotentemente la questione del “cosa fare”.
Alla vigilia di importanti appuntamenti elettorali regionali sembra che la politica non sappia neanche di cosa si parli. Si discute sul nome del candidato ma nessun accenno alle questioni che contano.
Se la remunerazione del risparmio tende allo zero si offendono i comportamenti virtuosi del padre di famiglia previdente annullandone i sacrifici di anni. Questo non è accettabile.
E mentre il risparmio viene così offeso assistiamo ad un fenomeno incredibile: non avendo cosa altro farne i risparmiatori lasciano i propri danari sui conti e sui depositi creando una massa immensa ed inoperosa di risparmio che potrebbe letteralmente far raddoppiare il Pil e azzerare la disoccupazione se solo passasse di mano una volta l’anno…ma nessuno neanche se lo chiede. E questo accade mentre alcune banche e molti cittadini e imprese vorrebbero e potrebbero utilizzare quel risparmio. Quindi le prossime settimane e mesi dovrebbero essere dedicati non certo a piangere su quanto accaduto ma su quello che serve per permettere l’incontro tra offerta e domanda di danari che dovrebbe iniziare proprio dalla costituzione di un fondo di investimento specializzato nell’intervento di rilancio delle banche ed imprese meridionali.
Serve un fondo che contribuisca a garantire la liquidabilità e quindi, indirettamente, il valore delle azioni delle popolari -che sono tutte sostanzialmente illiquide- e permetta alle banche più piccole di approvvigionarsi di capitale primario quando serve e quindi di avere i mezzi per allargare il credito erogato all’economia. È nell’interesse dei risparmiatori e delle banche. È fondamentale per il futuro di tutti, nessuno escluso. Quindi è questione tecnica ma, per la sua importanza, sostanzialmente anche politica.
Ma se la politica dorme per gli annosi problemi di formazione e cultura del proprio personale, che fa la stampa specializzata? Che fanno le Università? Tutti i talk show così sempre uguali a se stessi, che attendono a discutere di quello che si deve fare per azzerare in un solo colpo tutte le perdite che abbiamo subito?
Si può e si deve se non per rispetto del risparmio e dei cittadini… almeno per recuperare la credibilità delle Istituzioni.
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