Infarto culturale e miopia politica
di Enzo Varricchio
Il saggio “Kulturinfarkt”, pubblicato in Germania ed edito in Italia nel 2012 da Marsilio, puntava l’indice contro le politiche culturali europee e nazionali, ree, a giudizio degli autori, di drogare il mercato dei servizi culturali, premiando con i loro finanziamenti i piccoli e grandi potentati per accrescere il proprio consenso, finendo però per creare una vera e propria clientela antimeritocratica in danno degli autori e delle opere qualitativamente migliori ma meno organizzati al fund raising e alle relazioni politiche.
Gli autori del saggio salutavano tuttavia la fine delle risorse pubbliche per la cultura – era questo l’infarto culturale – come l’occasione per riscrivere il sistema dei rapporti pubblico-privato, con un maggiore coinvolgimento di quest’ultimo in una prospettiva più meritocratica.
In Italia il problema della cultura, stretta tra politica, diritti degli artisti (e della collettività) e mercato, è particolarmente gravoso. Più che di infarto, possiamo parlare di “blocco intestinale”.
Basti pensare che la legge sul diritto d’autore risale al lontanissimo 1941 e appare del tutto inadeguata a cogliere le dinamiche odierne delle arti e delle culture contemporanee; che manca uno status specifico dell’artista, dello scrittore, del regista teatrale, del fotografo d’arte; che il Codice dei beni culturali e del paesaggio del 2004, seppur novellato più volte, ha dimostrato di non riuscire nello scopo di favorire l’ingresso delle aziende e dei privati nella gestione del patrimonio culturale a causa degli eccessivi vincoli burocratici che li scoraggiano; che va ripensato il sistema e ridisegnati i compiti delle Soprintendenze, che va creata una banca dati open source degli scavi archeologici e dei ritrovamenti in corso.
Questo sedicesimo numero speciale di Scripta Moment si sofferma su tali problemi e cerca di prospettare soluzioni ma non manca di esplorare altri aspetti, quali il difficile rapporto tra l’artista e il suo pubblico e la tutela dei suoi diritti, o le vicende giudiziarie, talora clamorose, che hanno interessato il nostro patrimonio culturale.
Il 2 gennaio del 2019 la Suprema Corte di Cassazione, con riferimento alla nota vicenda dell’Atleta di Fano o Atleta vittorioso dello scultore classico greco Lisippo, illecitamente detenuto dal Getty Museum di Malibù dal lontano 1977, ha stabilito che il bene culturale è parte del patrimonio identitario di uno Stato che può rivendicarlo ovunque si trovi e in ogni tempo laddove l’attuale proprietario, pur avendolo legittimamente acquistato, lo abbia fatto nella consapevolezza della sua appartenenza a tale patrimonio.
Tuttavia, l’atleta di Lisippo è ancora lì a Malibù e pare che i proprietari del museo non intendano affatto adempiere alla sentenza italiana.
Quando il nostro governo si darà una mossa a reclamarlo con forza?
Come risponde il nostro governo ad analoghe istanze di altri Paesi?
Tutto questo e molto d’altro nel nostro primo numero dei nuovi anni Venti.
Buona lettura e buona scrittura
Herr Direktor
New Time-Lapse Compositions by Pelle Cass, May 21, 2019