Tutti vogliono essere Batman
di Carlotta Gravina
Alice: “Credi che io sia diventata matta??”
Padre: “Temo di sì, sei pazza, folle, assolutamente svitata, hai perso la zucca… ma ti svelo un segreto: tutti i migliori sono matti!”
Chi “frequenta” i social network si sarà probabilmente imbattuto in questa citazione tratta dal film “Alice in Wonderland” di Tim Burton.
È tra le più gettonate, amatissima, condivisa, ricondivisa,
piuttosto autocelebrativa
ma esempio adatto per dimostrare che spesso dietro una sofferenza nel sentirsi inconsueti, strani, inadeguati, poco bilanciati, si nasconde una forte consapevolezza di possedere delle speciali qualità, tanta fantasia, una buona dose di intelligenza e probabilmente un’attitudine al genio, una “forza naturale produttrice”.
La storia ci insegna che il genio è associato alla follia e ciò è stato anche scientificamente dimostrato.
Pare che il sistema dopaminergico di persone sane e altamente creative abbia alcune somiglianze con quello di chi soffre di schizofrenia e disturbo bipolare.
Gli stessi studi affermano che gli slanci di questo tipo di genialità, diversa da quella scientifica, siano più frequenti in situazioni di forte eccitazione o in momenti di depressione. Che dire quindi, non fa una piega! Ma può esistere il genio senza talento? Non si starà perdendo di vista il vero significato di questa parola?
Pensiamo ad opere d’arte realizzate da pittori che non hanno mai avuto un maestro, a una formula matematica realizzata da chi sapeva fare calcoli già a pochi anni di vita, a un romanzo scritto da chi non ha frequentato corsi di scrittura creativa.
Pensiamo a compositori, ricercatori, registi, attori, ingegneri, sportivi che per raggiungere quelle performance invece si sono formati per anni ma alla fine hanno creato capolavori.
E infine pensiamo a chi ha inventato una piattaforma come Instagram o Amazon, ad attivisti giovanissimi che stravolgono il modo di pensare e agire globale.
Probabilmente al giorno d’oggi chi ha un’idea, un’illuminazione capace di influenzare milioni di persone può essere considerato genio e sono soggetti talvolta meno talentuosi tuttavia brillanti e ingegnosi.
Questa evoluzione del concetto di genialità, diciamo meno esclusiva, dà speranza a chi crede di possedere una mente iperattiva ma genera altresì un clima di facile e vuota ostentazione di quel sovrabbondante numero di geni “sottovalutati”.
“E quanti inutili scemi per strada o su Facebook che si credono geni ma parlano a caso” dice appunto Cremonini nella sua canzone
“Nessuno vuole essere Robin”
riferendosi a questa nuova categoria di millantatori.
C’è chi, invece sente scorrere nelle vene qualcosa di davvero speciale ma non esclude né sforzo né studio per raggiungere il suo obiettivo e spera che quel flusso non venga mai interrotto dalle barriere dell’ottusità e della paura.
Quel futuro genio attende ogni giorno il momento giusto per donare il proprio contributo di Bellezza al Mondo, la sua novità.