Ciak su Dio
di Samanta Leila Macchiarola
docente di greco e latino
Cinema e religione, dal colossal I dieci comandamenti del 1953 al capolavoro indiscusso Jesus Christ Superstar (1973) al Gesù di Nazareth di Zeffirelli (1977) fino a La passione di Cristo (2004), scritto e diretto da Mel Gibson, hanno da sempre rappresentato un binomio di successo soprattutto con l’avvicinarsi delle festività sia natalizie che pasquali…
Un binomio che quest’anno, considerata (ahimè) la situazione, farà ancora più audience.
Una vera e propria lista dei migliori film religiosi attende gli appassionati di questo genere ma, in realtà, anche tutti coloro che, il cinema, dichiarano di amarlo.
La religione diventa oggetto della cinematografia che, tra narrazione storica, biografia e reinterpretazione, appassiona, commuove, istruisce, si appella alla fede o soltanto al coinvolgimento emotivo dello spettatore.
Su di un versante tutto nuovo e chiaramente lontano da quei modelli c’è chi, come Gianni Zavasi, già regista di La felicità è un sistema complesso, rivisita il film di ispirazione cristiana e ne fa qualcosa di diverso in cui la religione e la fede entrano in scena da un’altra angolazione…
Troppa Grazia (2018), questo è il titolo del film, interpretato dalla delicatissima Alba Rohrwacher e da Elio Germano, nei panni di Arturo, un elettricista ed ex-compagno (sfidanzato ma ancora innamorato), è una storia surreale che, tra sacro e profano, si lascia amabilmente seguire… intanto, perché, in modo assolutamente inaspettato, propone l’apparizione della Madonna, sì, proprio la Madonna che appare alla protagonista, facendole una richiesta ben precisa. Poi si lascia seguire perché non dimentica di affrontare , raccontandoli con ironia, temi come la genitorialità, la relazione di coppia, l’ambiente, le debolezze e incoerenze umane, in un’atmosfera di luce e grazia in cui i quattro elementi, terra, acqua, fuoco e aria, inondano letteralmente lo schermo.
Ambientato nella Tuscia, di cui offre scorci artistici e paesaggistici incantevoli, il film (presentato al Festival di Cannes e vincitore del premio come miglior film europeo) narra la storia di Lucia (nome quanto mai azzeccato), geometra, separata con figlia adolescente, un po’ svampita ma anche attenta al suo ruolo di madre, che, all’improvviso, coinvolta dal Comune nella misurazione di un terreno destinato alla costruzione di un plesso multimediale (L’Onda), vede la Madonna.
La madre di Dio (è così che le si presenta), scambiata per una barbona, migrante, mendicante, decide di comparire nella sua vita, inizialmente senza alcuno scopo, poi, chiedendole di far costruire una chiesa proprio nel luogo in cui le è apparsa.
Di fronte ad una comunità incredula e al suo ex che amorevolmente cerca di sostenerla nell’affrontare le sue allucinazioni che tutto sembrano tranne che un miracolo, di fronte alla figlia che Lucia vuole preservare da questa sconcertante situazione ma, soprattutto, di fronte al timore di impazzire e di perdere il suo ruolo di madre, Lucia, tra sconcerto e comicità, vive un’esperienza che la porterà progressivamente a credere che veramente si tratta della Madonna…
Dall’incontro, al confronto, per arrivare fino allo scontro tra le due figure femminili, il film si snoda dando progressivamente ragione ad entrambe: in che modo, spetterà allo spettatore decidere…
Una cosa è certa, se il titolo rimanda allo shock della protagonista che non si spiega perché proprio a lei capiti tutto questo, la “grazia” è qualcosa che nel film si respira, non tanto se la si considera nel suo significato etimologico ( “proprio di ciò che arriva gratis, ovvero senza nulla in cambio”), quanto nell’accezione di ciò che è dotato di un’intima bellezza, finezza, leggiadria, soavità, armonia.
In questo la protagonista è vincente…c’è qualcosa in Lucia/Alba, nei suoi modi, nel suo sguardo, nella sua bambinesca andatura, nei suoi abiti, nel suo tono di voce, nei gesti, nel suo essere madre, che rimanda, quasi stilnovisticamente, a uno stato di grazia, a qualcosa di religioso.
Esiste, vale a dire, una religiosità tutta umana che suscita considerazione e rispetto, che alla lunga dà credibilità e ripaga…e infatti, che quel progetto edilizio sia contro natura sarà il finale a svelarlo così come, sempre nel finale, madre e figlia si sintonizzeranno in un atteggiamento di ascolto reciproco che troverà il suo luogo ideale nella grotta e nella fonte d’acqua nascoste proprio sotto quel terreno indicato dalla Madonna.
Mi è sorta la curiosità di vedere il film. Grazie e buona Pasqua!