di Tamara Natilla

Nell’Antico Testamento il vino era considerato il simbolo di tutti i doni provenienti da Dio, la bevanda della vita che sa donare consolazione e gioia e curare la sofferenza dell’uomo.

Totalmente d’accordo.

Nei banchetti non poteva mai mancare il calice di vino, necessario anche per pronunciare una preghiera di ringraziamento a Dio.

Il racconto dell’origine della viticoltura è presente già nel Libro della Genesi, che ce ne racconta la diffusione in Egitto durante l’esilio degli Israeliti.

Secondo il mito, sarebbe stato Noè  il primo uomo  a piantare la vite:

“Bevve  del vino, si ubriacò e si scoprì dentro la tenda” (Gen. 9,20).

Leocorni a parte, dunque, il buon costruttore di arche è riuscito a salvare gli animali dall’estinzione e a far arrivare ai giorni nostri il vino.

In pratica è il più grande eroe che abbia mai calcato la cruenta polvere terrestre.

 

Il vino, preferibilmente rosso/amabile, ha un’importanza fondamentale nella celebrazione dell’Eucaristia: lo presentiamo come offerta e come ringraziamento per i doni avuti da Dio; il sacerdote accoglie il nostro dono e lo presenta al Signore aggiungendovi un po’ di acqua: acqua e vino sono simboli del Battesimo e dell’Eucaristia, i due “grandi” sacramenti nati dalla morte e risurrezione di Gesù; il dono dello Spirito invocato sul vino lo trasforma nel sangue di Gesù, che ci purifica da ogni peccato e ci dona la gioia della comunione con Lui.

Insomma, il vino viene identificato dai cristiani come “bevanda di salvezza”.

Giusto così.

Se la Bibbia avesse un indice analitico, non si conterebbe il numero infinito di riferimenti al termine “vino”(forse più di 200), ma quello che colpisce di più è la tramutazione dell’acqua in vino, conosciuto anche come miracolo delle nozze di Cana, è il miracolo di Gesù, compiuto durante un matrimonio a Cana di Galilea. L’episodio è descritto nel Vangelo secondo Giovanni (2,1-11).

Il vino era finito o non ce n’era affatto? Non è rilevante, senza sarebbe risultata una festa triste e un matrimonio infelice.

Così come senza vino, ai giorni nostri, nei matrimoni non ci sarebbero gli zii ubriachi con la cravatta in testa. Patrimonio dell’umanità.

E nell’epoca moderna, quindi?

In qualche modo abbiamo frainteso. Il vino richiamato nella Bibbia, non è quello a cui tutti noi siamo abituati – “la fermentazione è simbolo di morte” – non è dunque la composizione alcolica la parte sacra ma il “sangue dell’uva” o “il succo del grappolo”.

Pensiamo, ex multis, a Daniele, che di fronte alla tentazione di bere vino alla corte del re di Babilonia, lo rifiutò, e bevve invece acqua.

Come premio ottenne salute e facoltà mentale superiori. (Daniele 1:8-20).

Ora so chi incolpare… Stupida fermentazione…

E l’acqua in tutta questa storia?

L’acqua è tutto. L’acqua è vita. Però, per essere apprezzata ha bisogno del vino.

Dopo questa ipermetaforica riflessione è d’uopo concludere con la mia considerazione personale su acqua e vino.

“Che cosa ti piace di più veramente nella vita?”(cit. La grande bellezza)

A me l’acqua. Però anche il vino non scherza.

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