Film per evolversi
di Silvia De Fano
Quando i film incontrano le religioni sembra siano pronti a regalare spunti di riflessione e nei migliori dei casi, un vero e proprio sviluppo interiore della nostra sfera spirituale personale, portando a porci delle domande destinate a rimanere (forse) senza risposta.
Non è la ricerca la vera evoluzione?
Curiosità e saggezza non possono essere interpretati da un punto di vista sostanziale come sinonimi?
È questo quello che potrebbe accadere quando un film di natura “mistica” incontra il nostro “credo”, un’esperienza che ci porta verso una realtà in cui crediamo, però diversa dall’ordinario.
“I Origins” è uno di quei film che benché non tratto da una storia vera mette a paragone due forme di conoscenza: la scienza e la fede.
Una storia d’amore tra Ian Gray, un biologo molecolare che studia l’evoluzione oculistica, anti-religioso perché convinto che la scienza conduca necessariamente lontano da Dio e Sofi, una affascinante e misteriosa modella francese conosciuta durante una festa. Lei, invece, è convinta che ci sia qualcos’altro dopo la morte.
“- Sai… nella mitologia indiana il pavone bianco è il simbolo di tutte le anime disperse nel mondo.
– Non potrebbe essere il simbolo di una carenza di melanina o di pigmentazione delle cellule?”
Tra i due si crea un legame molto profondo; si sposano e sono felici prima che tutto venga stroncato da una serie di sfortunati eventi.
I due si “ricongiungeranno” in India.
Ian inizia ad accettare l’idea che le persone possano essere collegate tra di loro in un modo che la scienza non può ancora dimostrare e spiegare.
“Ogni singola persona vivente su questo pianeta possiede due occhi unici. Dentro a questi occhi si nasconde un universo.”
I Origins è un film che desta domande interiori, lascia spazio alla ricerca del senso della nostra esistenza; scienza e fede trovano un punto di incontro, ma non importa chi dei due abbia ragione perché
si è condotti in un universo alternativo alla vita reale e senza fantasia e immaginazione non c’è vita.