di Riccardo Guglielmi

Cardiologo e giornalista scientifico

L’analisi dei dati dei decessi da Coronavirus, secondo l’Istituto Superiore di Sanità è chiara: 70% uomini, 30% donne. Tutte le casistiche mondiali si allineano a questo dato. I ricercatori cinesi sono stati i primi ad osservare questa diversità ed evidenziare che il tasso di letalità, nei maschi sintomatici positivi al tampone è del 4.7%, rispetto al 2.8% nelle femmine. La percentuale globale di infettività non mostra differenze di genere, ma lo stesso virus è più aggressivo nell’uomo con conseguenti più decessi. La causa può essere legata alla genetica, alle differenze ormonali e allo stile di vita. Il doppio cromosoma X delle donne, gli uomini ne hanno uno solo, stimolerebbe meglio il sistema immunitario. Le bambine hanno una maggiore carica anticorpale rispetto ai maschietti nelle malattie infettive. Gli ormoni femminili, tramite i recettori Ace, regolatori della vasocostrizione arteriolare, favoriscono l’ingresso del virus nella cellula ma gli ormoni androgeni stimolano esagerate reazioni iperergiche nelle cellule polmonari con conseguente insufficienza respiratoria grave da trattare in terapia intensiva. Lo stile di vita è importante. Le donne fumano meno e curano di più l’igiene personale. L’attività domestica impone un maggior lavaggio delle mani durante la giornata. Il rischio di contagio è più alto nelle donne che lavorano in sanità. Negli ospedali il personale infermieristico, più a stretto contatto con il malato, è prevalentemente rosa.
La situazione psicologica femminile è stata messa a dura prova durante la quarantena. Molte donne sono sull’orlo di una crisi di nervi ma hanno difese tali da contrastare questa fase. Relegate in casa hanno assolto prevalentemente compiti domestici. Gli uomini hanno rispolverato il senso di protezione ma ogni scusa era buona per uscire: spesa alimentare, acquisto di farmaci e di prodotti legati all’igiene personale e domestica. Un regresso sociale, io Tarzan tu Jane o peggio io Tarzan tu Cita, con uomini che andavano a caccia di negozi aperti e donne in casa ad aspettarli con prole scatenata e fuori controllo. Una fase temporanea perché grazie alla loro forza le donne sapranno ribaltare la situazione e riprendere il giusto ruolo pragmatico. Un esempio viene dalla scuola dove la presenza femminile è prevalente. Subito da casa le docenti, stimolate dalle dirigenti scolastiche, hanno saputo attivare la didattica a distanza mantenendo alto il livello di partecipazione allo studio, dall’infanzia all’università, prima che l’ozio si impadronisse degli studenti chiusi in casa.
I paesi a guida femminile, esempio per tutti la Germania, stanno affrontando meglio la crisi, affrontando l’impatto del coronavirus con decisioni tempestive: buona gestione dell’accesso ai servizi, produttività mai interrotta, tracciamento immediato dei positivi. Trump, Boris Johnson, Bolzonaro e lo stesso Putin son perdenti rispetto a Merkel, alle leader degli stati del Nord Europa, della Nuova Zelanda e di Taiwan. Da queste donne nessun proclama sconsiderato o pasticciate misure per risolvere la crisi economica. La situazione italiana ne è la prova. Una cabina di regia tutta al maschile priva di praticità e sintesi. Tra le centinaia di super consulenti non compare una donna. L’uomo, quando è al comando si sente superiore e saccente, non accetta consigli, non sa ascoltare i richiami della base, si lascia accarezzare dal piacere del potere e tende pian piano, con la subdola implementazione della paura, a limitare l’altrui libertà. Nei momenti di difficoltà emerge nella donna pragmatismo, flessibilità, resilienza e buon senso. Sarebbe meglio, considerata la maggiore resistenza all’infezione delle donne, favorire, nelle incerta fase di ripresa, un loro maggiore reintegro nel sistema lavorativo. Oscar Wilde diceva: “Date alle donne occasioni adeguate ed esse saranno capaci di tutto”.

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