di Antonella Meliota

studentessa

 

Raccontare ciò che si sta vivendo non è semplice: un susseguirsi di “Ce la faremo!”, arcobaleni appesi ai balconi, la nauseante musichetta di sottofondo alla pubblicità che illustra le good practice da seguire; ma a che cosa si sta andando veramente incontro?

Siamo ormai chiusi in casa da più di un mese a causa di una pandemia, un’epidemia su larga scala che colpisce un gran numero di persone, con un’incidenza superiore a quella normalmente prevista, che sembra non volerci abbandonare. Chiamato Covid-19 il virus generato da zoonosi, partendo dalla Cina per poi espandersi in tutto il mondo, ha causato quasi 180 mila morti e ha contagiato più di due milioni e mezzo di persone in tutto il mondo (questi i dati ufficiali riportati dal sito della World Health Organization).

Si parla anche finalmente di miglioramenti, seppur lievi; si fanno supposizioni, ogni giorno siamo sommersi da tante notizie.

Attendibili?

Fake?

E’ quindi importante non solo non escludersi da quello che ci circonda, ma saper selezionare attentamente quello che ci viene proposto.

Questo virus scopre le fragilità che ci appartengono, che di solito si nascondono nella quotidianità e dimostra che, pur essendo la nostra una generazione emancipata rispetto a quelle che hanno dovuto subire pandemie anche peggiori, a livello umano ci sono ancora molti angoli da smussare, muri da rinfrescare, pagine da riscrivere.

E come Manzoni nei Promessi Sposi, Tucidide, Boccaccio nel Decameron e Camus hanno scritto della peste, molti scriveranno anche di questo periodo e forse, acquistando e diffondendo buon senso, potremo sperare in una progressione, in un allontanamento da quelli che sono gli atteggiamenti da non assumere.

 

E’ anche scontato che uomini diversi, menti e pensieri diversi, agiscano in modo non omogeneo, gli stessi autori citati prima hanno analizzato le diverse reazioni sociali all’epidemia: c’era chi preferiva rintanarsi in chiesa o in casa, chi prediligeva feste in compagnia, chi andava in giro con un mazzo di fiori sotto il naso per coprire i cattivi odori dei cadaveri, chi allontanava persino membri della propria famiglia. Nello stesso modo ora, a distanza di secoli, ci ritroviamo a rivivere queste situazioni, questi differenti comportamenti.

Siamo persone, è normale, ma non è la prima volta che si verifica un’epidemia di queste dimensioni, che questa decide di farci visita senza bussare alla nostra porta, spalancandola anzi e cambiandoci le abitudini, soprattutto a livello umano. Non si tratta della buona consuetudine di lavarsi spesso le mani o evitare di toccare con mano il viso, è qualcosa di più, che molto probabilmente ora non consideriamo perché troppo impegnati a guardare il lato negativo delle cose, quel lato superficiale, forse proprio quello che sta alla base del problema. La comprensione, la consapevolezza, la maturità sono tutte qualità che abbiamo dimostrato di non avere, al contrario si continua ad ironizzare o a evitare restrizioni che potrebbero salvarci la vita e ridurre i tempi fingendo necessità che non esistono. Che la sensibilizzazione sia inutile? Che non ci sia rimedio a questa forma di ignoranza?

Lo stesso presidente del Consiglio Europeo della Ricerca Mario Ferrari, deluso dall’approccio dell’Europa, ha così spiegato al Corriere della Sera le sue dimissioni: “La pandemia ha spietatamente messo a nudo gli errori di valutazione che avevo compiuto. Nei momenti di emergenza le persone e le istituzioni mostrano la loro vera natura e il loro vero carattere”. E’ convinto inoltre che l‘Unione Europea presenti paralizzanti inefficienze che la portano a non saper prendere decisioni efficaci e immediate. La speranza è quella di non entrare in un circolo vizioso senza fine causato da provvedimenti presi di petto.

Ultima considerazione: #restaacasa. Ebbene sì restate a casa, tutti, non fatelo per voi stessi se pensate che non sia utile, ma per gli altri. Per quelle persone che ogni giorno si fanno in quattro, per quelli che affrontano questo male senza paura, per quelli che continuano a rischiare nonostante tutto. Fate sì che lo sforzo non sia reso vano.

E’ comprensibile sentire la mancanza di persone che facevano parte del nostro presente, d’altronde siamo fatti di rapporti, di condivisione, di risate, di strette di mano e di cuore e crolliamo nella solitudine.

E’ uno sforzo che tutti dobbiamo fare, responsabilità e rispetto al di sopra di qualsiasi cosa.

Fonti

https://www.corriere.it/cultura/20_marzo_12/coronavirus-rileggiamo-manzoni-quella-peste-milano-parla-noi-8c539f66-6474-11ea-90f7-c3419f46e6a5.shtml

https://www.corriere.it/esteri/20_aprile_07/coronavirus-ferrari-lascia-cer-deluso-dall-approccio-dell-europa-811d1a72-7915-11ea-ab65-4f14b5300fbb.shtml

https://www.who.int/emergencies/diseases/novel-coronavirus-2019

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