di Annarita Di Sannio e Giorgia Coppola

studentesse I.S.I.S.S “Fiani-Leccisotti” Torremaggiore (FG), indirizzo classico

 

 

Ciao, la mia pagina di Wikipedia dice che sono un Canis lupus familiaris e a me piace un sacco presentarmi così, perché suona davvero bene e mi fa sembrare importante

Ma tu puoi chiamarmi semplicemente cane.

Quando ho detto che sono un cane avrai già richiamato alla mente un’idea precisa di cane, anche se non mi sono ancora descritto: magari hai già pensato ad un barboncino felice che scodinzola, o ad uno shih tzu che si rotola beato su un tappeto. Se invece hai un giardino sono sicuramente un pastore tedesco o un golden retriever, che scava buche accanto ai tulipani appena piantati. In realtà sono questi e anche tanti altri… a pensarci bene, non so nemmeno io quanti!

Il mio rapporto con voi è iniziato molto tempo prima, addirittura fra i 19000 e i 36000 anni fa.

Da allora però ne abbiamo fatta di strada insieme. Non è un caso se uno dei nomi che più spesso voi umani mi date è Fido (credo sia latino).

Ho molti antenati illustri che nel corso della storia vi sono stati accanto: il fedele Argo, che aspettò il ritorno di Odisseo per venti lunghi anni, che per gli umani non sono tantissimi ma, per uno come me, significa aspettare praticamente per tutta la vita; Peritas, che fu talmente amato che quando morì, Alessandro Magno (l’umano di Peritas!), ordinò che fosse costruita una città e che fosse chiamata come lui per serbarne per sempre il ricordo; Jofi, una Chow Chow che accompagnava alla porta i pazienti, una volta terminate le loro sedute, col suo compagno a due zampe, Sigmund Freud; spero tu  conosca, poi, poi Kudrjavka -in russo significa “ricciolina”, ma viene ricordata per lo più col nome della sua razza, Laika– perché è anche merito suo se di tanto in tanto qualche umano se n’è andato a passeggiare nello spazio; e non dimenticare tutti i film su Hachikō, un Akita che pure ha aspettato per anni che il suo umano tornasse da lui ed è diventato un simbolo di lealtà in tutto il suo Paese, il Giappone.

Insomma, le nostre specie condividono un legame antico ed unico, che va ben oltre l’addomesticamento.

E non pensare però che sia facile tenermi, necessito di mille cure e attenzioni proprio come se fossi un membro umano della tua famiglia.

Ma posso assicurarti che, nonostante questo, ti basterà poco per fare in modo che io ricambi il tuo affetto.

Io sono quello che abbaia e latra alla finestra quando esci di casa e che continua fin quando non torni, e so che non parliamo la stessa lingua, ma quando ti rivedo mi piacerebbe tanto riuscire a dirti quanto io mi senta felice, come se il mio cuore fosse sul punto di scoppiare di gioia per aver ricevuto il regalo più bello del mondo canino, anche meglio dell’osso più succulento che si possa immaginare.

Non dimenticherò mai il momento in cui ti ho visto per la prima volta: quando ho capito che mi avresti adottato ho visto in te un compagno di vita che stava per compiere un gesto d’amore, ed è da lì che ho capito che ti avrei voluto bene per sempre… Avrei imparato a riconoscere il tuo odore e il suono della tua voce fra altri mille,  avrei imparato ad apprezzare il modo in cui mi accarezzi distrattamente, quando sei sul divano a leggere e io vengo a sdraiarmi accanto a te col muso tra i cuscini, e la tua pazienza perchè non mi sgridi mai quando scopri che ho combinato qualche disastro in casa e abbasso le orecchie sfoggiando il mio sguardo colpevole che ti fa ridere…

Prometto di rimanerti sempre accanto e di essere per te il compagno fedele che aspettavi.

Del resto, permettimi di fare il “verso” (chi meglio di me?) ad una frase spesso condivisa da voi umani, non è forse vero che

Accanto ad ogni grande uomo c’è sempre un grande cane.

 

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