Alluvioni: tra piaga e leggenda, passato e futuro
di Alessio Pio D’Ippolito
Riccardo Di Rocco
Michele Iannetti
Leonardo Pettigrosso
studenti dell’ I.S.I.S.S. “Fiani-Leccisotti”
Indirizzo Classico di Torremaggiore (FG)
In un’epoca caratterizzata da continui mutamenti climatici, stanno diventando sempre più frequenti fenomeni estremi, come cicloni e alluvioni.
Per avere un quadro più chiaro della situazione, cominciamo con un po’ di dati:
3671 comuni a rischio
4016 eventi negli ultimi 100 anni, milioni di chilometri quadrati distrutti
12.614 fra morti, dispersi e feriti
Non sono le cifre di un bollettino di guerra, ma quelle delle alluvioni in Italia dal 1950 al 2000.
Sono, invece, solo di qualche mese fa le alluvioni in Liguria, Lombardia, Emilia-Romagna, Sicilia. Effettivamente da qualche anno a questa parte, molti dei territori più popolosi del nostro Paese sono colpiti da vere e proprie catastrofi.
Se allarghiamo lo sguardo all’Europa, un nuovo studio pubblicato su “Nature Climate Change” afferma che il futuro dell’Europa è.… piovoso. E che le inondazioni potrebbero diventare sempre più frequenti da qui al 2050.
Ancora, negli ultimi dieci anni, cioè tra il primo gennaio del 2010 e ottobre del 2020, si sono verificati in Europa circa 170 mila eventi registrati come fenomeni meteorologici locali e violenti. A darne conto c’è una banca dati europea che si chiama “European Severe Weather Database”, consultabile online (eswd.eu).
Di questi fenomeni, oggi, grazie alle ricerche scientifiche, conosciamo le cause.
I cambiamenti climatici interessano tutte le regioni del mondo. Le calotte polari si sciolgono e cresce il livello dei mari. In alcune regioni i fenomeni meteorologici estremi e le precipitazioni sono sempre più diffusi, mentre altre sono colpite da siccità e ondate di calore senza precedenti. Il riscaldamento globale provoca allo stesso tempo lo scioglimento delle calotte polari e dei ghiacciai.
“Questi avvenimenti potrebbero intensificarsi nei prossimi decenni”
Questi fenomeni combinati tra loro, fanno aumentare il livello dei mari, causando alluvioni ed erosioni lungo le regioni costiere basse. Ciò può determinare inondazioni e un deterioramento della qualità dell’acqua e, in alcune regioni, anche la progressiva carenza di risorse idriche. Secondo un articolo di MeteoWeb, “Le alluvioni si verificano a causa dello straripamento di un fiume, ossia quando le sue acque non vengono contenute dalle sponde, riversandosi sui centri abitati o nelle campagne.” (http://www.meteoweb.eu/2017/09/alluvioni-etimologia-cause-conseguenze/967199/).
“Problemi attuali, del mondo globale, direbbero in molti… Eppure, eventi climatici sconvolgenti non risparmiarono l’umanità, sin dalla notte dei tempi…”
Proprio le alluvioni ritornano nelle narrazioni di tutte le civiltà antiche: su temi come questi, legati al clima e al rapporto tra uomo e natura, le culture hanno sempre elaborato interpretazioni e tentato di fornire risposte.
Risposte che oggi troviamo nella scienza, ma è chiaro che non è sempre stato così.
Prima dell’affermarsi del pensiero filosofico e scientifico, l’uomo ha sempre cercato di individuare le cause dei fenomeni naturali, che sfuggivano a un’interpretazione razionale, nel mito.
Considerate per molti secoli come una punizione divina, proprio le inondazioni, prime “in classifica” tra i disastri naturali, hanno suscitato la creazione di numerosi miti naturalistici…
È sorprendente notare che molte culture antiche, anche distanti tra di loro, hanno conservato il ricordo di un diluvio universale che ha cancellato per un tempo più o meno lungo ogni forma di vita sulla terra.
“Da oriente ad occidente, il racconto del diluvio universale riveste un ruolo fondamentale. In esso mito e storia si fondono…”
È il caso del mito babilonese di Gilgamesh, narrato nell’omonima Epopea, la più antica saga del mondo, risalente al III millennio a. C.
L’ Epopea racconta la storia avventurosa di un re che, tra numerose peripezie, colpito dal dolore per la morte di Enkidu, l’uomo “primordiale” ( con cui dopo essersi misurato, ha stretto un rapporto di profonda amicizia e compiuto imprese eroiche), decide di recarsi da Utanapishtim, suo antenato, il sopravvissuto al diluvio, al quale gli dei hanno concesso l’immortalità.
Una volta giunto presso il suo avo, questi gli spiegherà come e perché è riuscito a salvarsi dal diluvio e in che modo ha ottenuto l’immortalità, condizione irripetibile per gli altri uomini.
E gli racconterà la storia…
“Quando gli dei, riuniti in consiglio, decisero di punire l’umanità, inviando un cataclisma capace di spazzare via ogni cosa, Ea, il dio della saggezza, tramite uno stratagemma, rivelò a me solo, che era re della città di Shuruppak, come avrei potuto mettermi in salvo.
Fu così che costruii una nave secondo le indicazioni del dio, la resi impermeabile col bitume, vi caricai molte scorte di viveri, le riserve d’oro e d’argento, tutte le specie animali selvatiche e domestiche, la mia famiglia, i parenti e gli artigiani che avevano contribuito alla costruzione dell’opera.
Quando la tempesta si scatenò, tutta la terra venne sommersa…
Solo la mia nave galleggiava sulle acque. Per sette giorni infuriò il diluvio e, quando il cataclisma si placò, l’intera umanità era ridiventata argilla. Lentamente le acque cominciarono a defluire e piano piano gli uomini iniziarono a scendere e a fare sacrifici agli dei.
Questi ultimi accettarono la proposta di Ea di concedermi l’immortalità e decretarono che io dovessi vivere lontano, alla foce dei fiumi”.
E che dire dell’ analogo mito greco, ovvero quello di Deucalione e Pirra, anch’esso un tentativo di spiegare le cause di questi tremendi fenomeni naturali, mito che ebbe grande fortuna nel mondo antico?
Igino, liberto dell’ imperatore Augusto, nelle Fabulae (153) così scrive:
“Quando avvenne il cataclisma che noi chiamiamo diluvio oppure inondazione, tutta la razza umana perì a eccezione di Deucalione e Pirra che si rifugiarono sull’Etna, il monte più alto (si dice) che sorga in Sicilia. Essi non potendo sopravvivere per la solitudine, chiesero a Giove di concedere loro degli uomini oppure di annientarli come era successo agli altri. Allora Giove ordinò di gettare delle pietre dietro la schiena: quelle gettate da Deucalione divennero uomini, quelle da Pirra donne”.
Ai due anziani coniugi, senza figli, ancora non corrotti e pii, gli dei concessero di salvarsi dal diluvio per la creazione di una nuova stirpe umana.
Anche il poeta latino Ovidio, nel libro I delle Metamorfosi, ne fa oggetto dei suoi versi (vv.347-415) concludendo il racconto con questa considerazione:
“ Così in breve tempo, per volere degli dei, le pietre lanciate dalla mano dell’uomo presero forma di uomini mentre dai lanci dalla donna, la donna rinacque. Per questo siamo una razza resistente, a prova di fatica, e diamo testimonianza di che origine siamo”
Ultimo, ma non per importanza, quello a cui sicuramente è andato il pensiero dei lettori, è il racconto biblico (Genesi, 6-9-9,19). Di questo tacciamo il contenuto, sicuri che sia ben impresso nella mente di tutti…
Ricordiamo solo che, anche lì, le acque si ingrossarono, delle violente piogge si abbatterono sulla Terra, fino ad inondarla completamente. La tempesta durò per quaranta giorni.
Quando Noè uscì dall’arca eresse un altare al Signore che accettò l’offerta e, in segno di amore e di perdono, tracciò nel cielo un meraviglioso arcobaleno, segno di speranza.
“La storia del diluvio è davvero universale…”
Raccontano, infatti, di un immane cataclisma non solo i miti del bacino del Mediterraneo, ma anche narrazioni che hanno visto la luce in India, nell’antica Cina. Persino presso gli Inca e gli Aztechi o presso le tribù nordamericane circolavano racconti e leggende che parlavano di una inondazione catastrofica.
Con il passare del tempo e, con le scoperte scientifiche, questi miti e racconti hanno perso di credibilità, ma resta il fatto che essi ci aiutano a comprendere come i popoli antichi abbiano percepito e raccontato le catastrofi naturali tra mito, fede e storia.
Emergenze climatiche del passato che rimandano allo scottante presente, con tutto quello che esse comportano, con lo sguardo al futuro che esigono, con le possibili soluzioni che oggi l’umanità ha il dovere di trovare…emergenze non più gestibili né con il mito, né con la religione.
Il cambiamento climatico è la sfida chiave del nostro tempo e richiede una responsabile presa di consapevolezza, una risposta rapida, decisa e congiunta con la prospettiva di poter tornare anche noi ad ammirare il “biblico arcobaleno” simbolo di speranza, di pace e di accordo: un nuovo accordo tra uomo e natura.