di Giulio Festa
fotografo

Spesso metto in borsa una macchina fotografica e parto…

Mi avvio così. Non c’è una meta precisa né un progetto meditato. Mi accorgo che è una scusa: un modo per stare solo con me.

In effetti, fotografare è un modo per guardarsi dentro; significa cogliere qualcosa che solo apparentemente è altro da me!  

A dicembre di qualche anno fa vagavo nel decumano maggiore di Napoli, tra le mura di un antichissimo porticato annerito dal tempo. I fasci di luce, che squarciavano le ombre e il luogo, conducevano i miei pensieri al Caravaggio, che, di certo, aveva vissuto quel luogo durante la sua permanenza a Napoli.  

Ero assorto in questi miei pensieri, quando mi sono sentito chiamare da una voce gentile.

Era una voce serena, dalla quale mi arrivavano parole altrettanto serene in perfetto italiano e prive di una pur vaga cadenza dialettale.

Al “Mi scusi, Signore!” mi sono destato, ritrovandomi davanti ad un uomo di circa ottant’anni. Era desideroso di raccontare e di trasmettere ciò che sapeva; aveva bisogno di tramandare e trovare qualcuno disposto ad ascoltare.

Aveva scelto me…”

Sa che questo è il punto più antico e importante di Napoli?”  

Alla domanda fece seguire una piccola pausa e i suoi occhi accompagnarono i miei ad osservare ciò che ci circondava e continuò a darmi una serie di informazioni sulla storia del luogo.  

Aveva una pacatezza raffinata e dai suoi modi traspariva limpidezza d’animo, ma ad un certo punto, con la sua figura distinta e bella, mi salutò e riprese la sua strada.

Un uomo di un altro tempo. Un uomo senza tempo.

Un uomo in un luogo che tanti uomini hanno vissuto

in epoche lontane e diverse, e pur condiviso

Lo guardai, mentre si allontanava.

Nella mano sinistra stringeva una piccola busta con la spesa quotidiana e con la destra stringeva un bastone, con cui si aiutava a camminare.

Attraversava per l’ennesima volta quel luogo carico di storia, che anche lui, come tanti prima di lui, aveva e stava ancora rendendo vivo.

Ho fermato con uno scatto quell’istante del suo passaggio sotto i portici e ho inteso per ogni arcata gli anni trascorsi; ho percepito dall’incedere lento, e deciso al tempo stesso, l’orgoglio di una vita vissuta con soddisfazione.

Fotografia di Giulio Festa

Durante il suo passaggio fiero al centro del decumano, ha incrociato per un istante la vita di un ragazzo di colore, appoggiato ad un moderno carrello di un supermercato, fermo a guardare davanti a sé, mentre pensava chissà a cosa.

Avevo assistito al dialogo della vita nel suo perpetuo fluire; al passaggio del testimone tra ciò che è stato e il futuro che avanza imperterrito con la sua prepotente e inevitabile globalizzazione.

Non si sono parlati… eppure quello era un dialogo tra le vite,

qualcosa che va oltre le consuete rughe del viso di un anziano”

La foto di quell’istante ha fermato tutto questo…

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