GOD NOT GOOD
RIFIUTO/DIO DIO/RIFIUTO, Dittico
Concept Photo, Enzo Varricchio - Pino Verrastro, 2020
di Canio Trione
Economista
All’indomani del secondo conflitto mondiale con l’aiuto del nascente sindacalismo e nell’idea di perseguire un consenso forte tra i dipendenti pubblici, si è progressivamente separata in Italia la produttività di questi ultimi dal loro stipendio. Cosa mai cambiata fino ad arrivare ad oggi quando la responsabilità del “posto fisso” è raramente prevista nel nostro ordinamento.
Ne è risultato che l’intero apparato pubblico non solo ha scarsa produttività, ma ignora le conseguenze che questo comporta nell’economia reale; tant’è che spesso si deve ricorrere al silenzio-assenso per superare i colli di bottiglia…(sono tutti eufemismi vergognosi).
I democristiani lo sapevano e sapevano anche che non solo i dipendenti pubblici prendevano più di quanto producevano, ma sapevano anche che molti dipendenti privati beneficiavano di scala mobile e contratti collettivi nazionali perfettamente fantasiosi. Sempre per motivi legati al consenso si lasciava fare conservandosi la valvola della inflazione-svalutazione che permetteva anche agli autonomi di sopravvivere; infatti la scarsa produttività delle imprese maggiori e della Pubblica Amministrazione produceva rincari nei prezzi e svalutazione della lira, cose che permettevano ai piccoli di vendere a prezzi crescenti e quindi pagare anche tasse e tariffe (oltre che prezzi di materie prime) crescenti. Mantenendo in piedi la baracca.
Finito il periodo della inflazione e quindi della svalutazione con la introduzione in Italia di una valuta in gran parte estera, si è creata una condizione stranissima (e prevedibile) per la quale i detti vizietti italici (che stanno tutti là) non sono compensati da prezzi in crescita, ma aggravati da prezzi in discesa (determinati dalla concorrenza internazionale), mentre i nostri concorrenti europei beneficiano di una svalutazione della moneta comune determinata proprio dai vizietti italici che tutti dicono che si devono rimuovere!
Un puzzle pazzesco risolvibile con le “riforme” -più volte richieste dall’Europa- che altro non sono che la riduzione degli stipendi (e pensioni) pubblici e liberalizzazione (cioè riduzione) di quelli pagati dalle imprese, specie maggiori!
Cosa impossibile e controproducente e che in Italia non sarà fatta mai! Quindi: che si fa? E degli autonomi che poi sono l’economia del Sud? Nessuno ne parla per più ragioni: in primo luogo perché per la politica gli autonomi costituiscono una porzione residuale e minima del Pil, peraltro non rappresentata politicamente, frammentata… quindi più un fastidio che un problema; poi la grande impresa intende occupare il posto nel mercato che ancora quelle PMI presidiano.. e quindi se falliscono, tanto meglio!
È il caso dei piccoli commercianti ma anche dei tassisti, delle piccole imprese agricole, di tutti gli artigiani, molte professioni…tutto un mercato da sostituire con beni e servizi massificati e cioè prodotti con sistemi “efficienti” … cose che vediamo da anni nella grande distribuzione (non solo quella food) che imperversa con la connivenza di sindaci e regioni..
Ma i nostri resistono eroicamente, ingoiano tutto e allungano il loro orario di lavoro, aguzzano l’ingegno, rischiano del proprio, sfidano leggi e burocrazia scatenate contro di loro..
Che accadrà se gli autonomi non recupereranno la loro naturale centralità? Due possibilità: essi potrebbero gettare la spugna (anche a seguito del covid) come molti stanno facendo da anni con la conseguenza che l’apparato pubblico potrà finanziarsi solo dalle grandi imprese che così non gli saranno più alleate; cresceranno solo i debiti dell’uno e delle altre come sta accadendo. Preparando il collasso generale rimandato da iniezioni di danari più o meno “nuovi”. Oppure, la seconda ipotesi, vi sarà la statalizzazione progressiva dell’economia. Anch’essa è già avviata in modo più o meno esplicito in alcuni dei settori più esposti come le banche, la siderurgia, l’aviazione, l’energia, i rifiuti,…in ogni caso le imprese del nostro sud saranno spacciate.
Il futuro sarà di pochi o di un solo player? in un immenso oligopolio-monopolio dittatoriale? Magari sweet?
Oppure sopravviveranno le piccole imprese e il futuro italiano sarà di una moltitudine infinita di soggetti tutti padroni del proprio presente e futuro? Le tecnologie permettono sia il primo che il secondo scenario pur che la politica sappia della importanza del momento e scelga il da farsi. Al di la delle stupide e meschine -anche se doverose- dispute sulla spartizione dei soldi europei e italiani, il sud dovrebbe dire la sua.
IMAGE: GOD NOT GOOD – RIFIUTO/DIO DIO/RIFIUTO, Dittico, Concept Photo, Enzo Varricchio & Pino Verrastro, 2020
Abilita le notifiche per non perderti nessun articolo!
Abilita
Non abilitare
Panoramica privacy
Questo sito Web utilizza i cookie in modo che possiamo fornirti la migliore esperienza utente possibile. Le informazioni sui cookie sono memorizzate nel tuo browser ed eseguono funzioni come riconoscerti quando ritorni sul nostro sito Web e aiutare il nostro team a capire quali sezioni del sito Web ritieni più interessanti e utili.
Cookie strettamente necessari
I cookie strettamente necessari devono essere sempre attivati per poter salvare le tue preferenze per le impostazioni dei cookie.
Cookie di terze parti
Questo sito Web utilizza Google Analytics per raccogliere informazioni anonime come il numero di visitatori del sito e le pagine più visitate.
Mantenere abilitato questo cookie ci aiuta a migliorare il nostro sito web.
Please enable Strictly Necessary Cookies first so that we can save your preferences!