Immersi nella paura
di Alessio Pio D’Ippolito
Beatrice Maria Di Pumpo
Riccardo Di Rocco
Francesca Piera Lariccia
Camilla Marinelli
“Acqua di monte,
acqua di fonte,
acqua piovana,
acqua sovrana,
acqua che odo,
acqua che lodo,
acqua che squilli,
acqua che brilli,
acqua che canti e piangi,
acqua che ridi e muggi.
Tu sei la vita
e sempre sempre fuggi.”
Acqua, G. D’Annunzio
Le immagini di questa nota poesia, espressione tipica del “panismo dannunziano, esaltano e celebrano, il valore della vitalità della natura, espressa, appunto, dall’acqua.
Considerata unanimemente come un bene inestimabile, l’acqua è condizione essenziale per la vita, simbolo per eccellenza della vita stessa. E’ per questo motivo che non c’è ambito che non l’abbia considerata, dalla religione alla filosofia, dall’arte alla scienza.
Il suo utilizzo quotidiano, per noi che abbiamo il privilegio di usufruirne senza problemi, ci induce a ritenerla un bene scontato, dovuto.
Tanto dovuto che andiamo in tilt se, per ragioni accidentali, accade che rimaniamo senz’acqua anche per poche ore…
Un chiaro esempio di quanto sia stata fondamentale l’acqua sin dall’antichità, a partire dalla nascita delle più antiche civiltà fluviali, è offerto, senza dubbio, dalla cura e dall’impegno che i Romani profusero nel costruire gli acquedotti, alcuni dei quali ancora oggi in uso.
Simbolo di purezza, castità e benessere per l’uomo, l’acqua è stata celebrata dai poeti di ogni epoca; nelle religioni, invece, è sia oggetto di culto che simbolo, assumendo funzioni ben precise, prima tra tutte, quella purificatrice: basta pensare all’acqua benedetta all’ingresso di una chiesa o al fatto che i musulmani si lavano accuratamente prima di pregare o di entrare in una moschea.
Ma oltre che simbolo, l’ acqua è, oggi più che mai, una risorsa preziosa, non illimitata e, pertanto, esauribile: questa consapevolezza, mista ad un chiaro timore, a causa dell’emergenza idrica che attualmente il nostro pianeta vive (non dimentichiamo gli effetti del cambiamento climatico!), ci induce a riflettere sui nostri comportamenti in merito all’uso che ne facciamo.
Per tali ragioni anche all’ acqua è toccata una giornata ad essa dedicata a livello mondiale: il World Water Day.
Un monito e un invito alla consapevolezza, rispetto a questo problema, ci è, dunque, giunto lo scorso 22 marzo nella giornata Mondiale dell’acqua, istituita dalle Nazioni Unite nel 1992.
In questa giornata gli Stati che siedono all’interno dell’Assemblea Generale dell’ONU sono invitati alla tutela dell’acqua, promuovendo attività concrete nei loro rispettivi Paesi.
A ben riflettere, se da un lato, questo bene è sempre stato visto come un elemento positivo, da tutelare, dall’altro, ha portato l’uomo a sperimentare sensazioni di paura e angoscia.
L’umanità si è sempre trovata a far fronte alla potenza dell’acqua e, in molti casi, a subirne le conseguenze disastrose, quali inondazioni, tempeste e tsunami.
I diluvi narrati dai miti, come quello di Deucalione e Pirra, o il biblico diluvio universale ne conservano una lontana memoria.
È possibile ritrovare questa accezione negativa anche nella nostra letteratura.
Il pensiero va subito al capolavoro del Sommo Poeta che nei suoi versi descrive i corsi d’acqua sia come limiti naturali, ad esempio il Po che delimita il Veneto dall’Emilia Romagna, sia come ostacoli da superare, che suddividono l’Inferno in zone via via più pericolose.
L’Acheronte è un fiume calmo e rappresenta l’inizio dell’avventura dantesca, a differenza dello Stige, che è un fiume sporco, la cui acqua è torbida. In quest’ultimo le anime sono immerse, continuando a soffrire l’eternità del loro peccato. L’acqua dello Stige è quasi nera, nera per le anime che ci nuotano: gli iracondi. Inoltre, l’acqua scura rappresenta il male, la sofferenza, ma soprattutto è continuamente mossa e agitata dalle anime. Nel nono cerchio dell’Inferno sono, invece, puniti i traditori, incastonati nel freddo ghiaccio di un lago immenso, il Cocito: l’apice della sofferenza sommersa, secondo Dante.
“Oggi a causa dei cambiamenti climatici e dell’inquinamento, questo sentimento di paura ha assunto forme che vanno ben al di là della fantasia dantesca”
Le condizioni ambientali del mondo, in generale, e del continente africano, in particolar modo, con l’aumentare della desertificazione e del disboscamento, rendono tangibili le conseguenze di decenni di incuria e trascuratezza nei confronti dell’acqua.
Queste conseguenze ci offrono, quindi, l’occasione per riflettere sulla potenza dell’elemento acqua e su cosa comporta restarne senza.
Il 36% della popolazione dell’Africa subsahariana, ovvero circa un terzo degli abitanti del continente, non ha ancora accesso a una fonte d’acqua potabile e ciò significa aumentare considerevolmente il rischio di contrarre malattie spesso mortali come la malaria e l’Ebola.
Per procurarsi acqua potabile, spesso bisogna affrontare un cammino anche di 4-5 ore al giorno. Nella maggior parte dei casi, questo compito ricade su donne e bambine.
“Sicuramente difficile trovare soluzioni condivise e globali…ma non impossibile. Non dimentichiamo che il goal 6 è uno dei 17 obiettivi dell’Agenda 2030”
La paura di rimanere privi di questo bene prezioso non può , tuttavia, limitarsi ad essere vissuta come angoscia, ma deve rappresentare uno stimolo alla consapevolezza, cioè al riconoscimento dei pericoli a cui ci si espone, determinati, non solo, dalla scarsità dell’acqua, ma anche dalla sua potenza, capace di distruggere tutto.
E’ per questo che l’uso improprio o eccessivo dell’acqua, in particolare nei così detti paesi del Nord del mondo, va drasticamente sostituito da stili di vita sostenibili.
Un invito che riguarda tutti e va dalle abitudini quotidiane a tutte le attività economiche: dall’agricoltura all’industria, senza escludere nessun settore, affinché l’acqua, l’oro nero del domani, venga utilizzata in maniera adeguata e, soprattutto, senza sprechi…