L’emozione ineluttabile
di Raffaele 3Lamestudio
Cos’è la paura? Qual è la scaturigine di questa emozione?
In realtà non c’è una risposta e pare che l’uomo, data la sua peculiare natura e per l’incapacità di non avere completamente appreso il perché della sua esistenza, sia ineluttabilmente portato a convivere con la paura.
Essa si intensifica nei primi anni di vita poiché i nascituri non conoscono il mondo che li circonda e, quindi, è allora che si conosce il timore, l’ansia, il panico mentre, solitamente, con l’avanzare degli anni, si diventa sempre più stoici e imperturbabili e diventa sempre più improbabile avere quelle ansie inusitate che caratterizzavano l’età infantile.
Ciononostante, dato che l’uomo ha sempre desiderato simulare situazioni orrorifiche e terribili al solo scopo di indurre artificiosamente la gente a sperimentare emozioni forti come la paura, si svilupparono filoni letterari, generi cinematografici e forme d’arte volte alla creazione di ribrezzo, raccapriccio e spavento.
La letteratura di genere, detta letteratura dell’orrore (Horror) si è concretamente sviluppata verso la fine del ‘700: tra i capostipiti di questo filone letterario si annoverano figure come Edgar Allan Poe, Robert Louis Stevenson e Arthur Conan Doyle.
Negli anni a venire, si sono sviluppati altri filoni simili o “sottogeneri”, per merito di alcuni scrittori che hanno fuso il genere horror con quello fantasy, mentre altri ancora sono rimasti, per così dire, “puristi”.
Il più grande esponente del ‘900 fu senza dubbio Howard Phillips Lovecraft (1890-1937), che divenne celebre per le grandi opere come il “Ciclo di Cthulhu” e “La tomba“. Nessuno più di lui riuscì ad infondere così profondamente e così intensamente la più tremenda e oscura forma d’orrore che l’uomo potesse conoscere o immaginare fino ad allora.
Lovecraft, a ben vedere, fu influenzato, a sua volta, da William Hope Hodgson (1877-1918) , famoso per “La casa sull’abisso” e fu sicuramente avvantaggiato da una fantasia vivida e da una grande erudizione che, combinate tra loro, lo portarono ad avere una notevole capacità linguistica e immaginifica, senza la quale oggi non leggeremmo né le sue opere, né quelle scritte dagli autori che, proprio da lui, ripresero temi e atmosfere….
Nell’arte, del resto, la paura e il terrore sono state rappresentate da sempre.
In alcuni casi, la presenza di elementi raccapriccianti serviva per rappresentare scene bibliche: ecco perché nella pittura di Caravaggio sono presenti tantissime scene macabre e raccapriccianti.
E che dire del teschio? La sua raffigurazione, per chi voglia codificare simbolicamente la presenza di elementi apparentemente irrazionali, ha significato, in epoche passate (oggi il teschio è ormai un logo di gusto pop!), il tempo o il suo trascorrere, quindi, la transitorietà della vita, con tutte le sofferenze e le vanità ad essa legate e, infine, ma non per ultima, la morte, il fatidico “Memento mori” (“ricordati che devi morire”).
Molti altri dipinsero il macabro, il tetro… tra questi Rubens, Bosch, Füssli, con l’intento, a volte di esprimere un monito, altre volte, più semplicemente, con la sola volontà di spaventare e impaurire…
“Ma forse, la paura e il terrore hanno trovato la loro espressione migliore nella settima arte, ovvero nel cinema”
Non si può non ripercorrere la nascita del cinema senza tener conto dei grandi capolavori dell’horror, come Frankenstein (1910) o Nosferatu (1922), entrambi muti, con la percezione che le trasposizioni cinematografiche dei grandi capolavori della letteratura rendano meglio in pellicola.
Ma per quanto, negli anni, l’arte si sia impegnata nel suscitare quelle sensazioni che rimandano al terrore e al timore, esse rimangono, tuttavia, un surrogato di ciò che la pura paura può sortire sull’animo umano…
Verrebbe da chiedersi chi l’ha creata questa paura, in particolare, quella che paralizza e abbatte…
Più di ogni altro artista, forse è proprio l’uomo il suo artefice, se soltanto si volge lo sguardo ai conflitti del secolo scorso (per non allontanarci troppo dai nostri tempi) o se si porge l’orecchio ai resoconti dei sopravvissuti di quel periodo nefando, in cui l’uomo architettò piani diabolici per la distruzione di interi popoli.
Efferatezze che ebbero luogo in Europa e poi, ancora, in Jugoslavia e in Ruanda in tempi non molto remoti…
E’ questa la più alta forma di terrore immaginabile, un orrore indicibile, che nessun essere umano mai conoscere e che l’arte ha rappresentato, nel probabile tentativo di esorcizzarla…