Serendipità e creatività
di Alfredo De Giovanni
geologo, musicista, autore
Narra una leggenda che la Grande Madre India pianse una lacrima di gioia, così nacque l’isola di Serendib, una terra di foreste tropicali, spiagge di sabbia bianca e altipiani rigogliosi che gli antichi racconti epici indiani MahābhārataeRāmāyaṇa chiameranno con la parola sanscrita laṃkā che vuol dire “isola risplendente”, oggi Sri Lanka.
La storia della parola serendipity (in italiano serendipità) è essa stessa una storia di serendipità, di scoperta casuale come quella che la Grande Madre fece piangendo di gioia, forse durante una meditazione.
E, per un gioco di rimandi di gioia, che solo la curiosità, l’amore per la ricerca, l’incomprimibile voglia di creare e di sentirsi vivi riescono a donare, la parola serendipità non poteva che nascere in ambito letterario o artistico. Come ormai accertato, essa deriva, infatti, dall’osservazione dello scrittore Horace Walpole del dipinto perduto di Bianca Cappello di Giorgio Vasari e dalla fiaba persiana “Tre Principi di Serendippo” tradotta nel Cinquecento dall’italiano Cristoforo Armeno.
Successivamente estesa in campo scientifico, dove grandi scoperte spesso sono risultate essere il frutto di una casualità “consapevole”, la parola serendipità nasce, dunque, in letteratura.
E non poteva che essere diversamente, perché solo la scrittura, per il suo continuo processo creativo, circolare, beneficia continuamente di serendipità. E forse, ancor, prima della scrittura, la musica, la cui iniziale scoperta fu legata all’imitazione del battito del cuore o delle mani o dei piedi durante la corsa, o alle fonazioni spontanee durante il lavoro faticoso e monotono del raccolto di piante e semi.
Perché dietro ogni scoperta casuale c’è sempre un’intenzione consapevole, gioiosa, tenace nel voler cercare qualcosa, nel voler dare un senso alla vita, nel voler provare a essere immortali”
Chi scrive o chi crea musica lo sa.
Dietro una poesia, un incipit, la pagina di un romanzo, l’attacco di una sinfonia, il giro di basso di una hit mondiale, un suono dissonante jazz, un accordo armonico insperato, c’è spesso proprio lei: la serendipità.
Anche nella genesi di quanto adesso leggete essa è presente, perché mentre ero alla ricerca con curiosità e tenacia di notizie sul tema, mi sono imbattuto nel sito web di un ristorante singalese che narrava la leggenda della Grande Madre e della nascita di Serendib.
Sembra veramente che non vi possa essere serendipità senza preparazione, studio, dedizione, conoscenza, fatica! Altrimenti si avrebbe un semplice evento fortuito.
In altre parole, bisogna con tutta la forza, l’intelligenza e la competenza proprie dell’essere umano voler dapprima cercare le Indie per scoprire l’America…”
Tante volte, nel corso dei suoi processi creativi, lo scrittore si imbatte nella linea melodica giusta, nella frase perfetta per aprire un capitolo, nella parola “magica” che sintetizza un concetto, e questo avviene solo quando ci si pone in ascolto, dentro un flusso di ricerca consapevole, caparbio, costante, sereno, compassionevole.
Perché la serendipità non è un caso che nasca da Serendib, dallo Sri Lanka, dalla terra della meditazione, da una lacrima di gioia della Grande Madre India…