Indossare le vacanze
di Tommaso Galiani
docente e scrittore
L’esagerato spostamento di veicoli che circolano sulle strade a lunga percorrenza, le doppie o triple file, le attese al casello autostradale in occasione dei cosiddetti “esodi” vacanzieri hanno contraddistinto per anni i notiziari italiani.
Al traffico nazionale ora, lungo tutto lo Stivale, si è aggiunto quello straniero, che anni fa si fermava più che altro in aree montane o marittime concentrate essenzialmente nel centro-nord.
Non c’è da meravigliarsi. Da tempo si parla di turismo outgoing, incoming, domestico, culturale, sociale, enogastronomico o di svago, su quattro ruote, su due ruote o, in casi più rari, sulle tre ruote dei famosi Ape, ormai rimodernati in chiave glamour.
In qualunque categoria turistica si rientri o qualsiasi mezzo si scelga, evitando luoghi “famosi” o di moda, nulla vieta che ci si possa imbattere in originali e inaspettati percorsi emotivi, culturali e geografici.
Essi ci distoglieranno definitivamente dall’idea di un percorso obbligato e anonimo da dover subire ininterrottamente da un punto di partenza per giungere, magari in un preciso orario stabilito dal navigatore, in un predestinato punto d’arrivo.
Gli stacanovisti del lavoro, proiettando la loro forma mentis anche nell’organizzazione delle ferie, potrebbero chiedere: Sì, ma perché cambiare strada? Per andare dove? La risposta potrebbe essere semplicemente: per perdersi e per ritrovarsi comunque nel luogo prefissato ma cumulando, lungo il tragitto, meraviglia, scompiglio, conferme o sbigottimento.
Ma dove andare perché ciò accada? Bahamas, Dubai, Cuba, Portogallo o Islanda? Meglio puntare su una masseria pugliese con piscina e Spa? Un agriturismo in Toscana? C’è chi cerca su Internet e chi sfoglia ancora qualche rivista per scoprire dove vadano i cosiddetti vip. Ma chi dice che debbano essere i rotocalchi o, magari, delle fashion blogger ben retribuite a dirci cosa farci piacere?
Liberiamoci da certe soggezioni o, se proprio non ce la facciamo ad essere autonomi, teniamole giusto per delle rassicuranti mete finali. Ricordiamoci che, a fine vacanze, piuttosto che ritrovarsi immersi nell’overtourism e raccontare di luoghi da dimenticare per prezzi e affluenza, è sempre meglio menzionare a noi stessi un paesotto in cui un pranzo improvvisato si è risolto in una scoperta gastronomica, magari consumata sulle scale di una chiesa semideserta, ma ricca di verità e non addobbata come una scenografia acchiappa like.
Allora, indipendentemente dall’età, per una volta proviamo a indossare i nostri giorni liberi, a crearceli su misura, inseguendo paesaggi un po’ come se fossimo degli hippy, assaporando cibi, vini come dei teddy boy in blazer. Percorriamo a piedi città d’arte o piccoli borghi non riportati sui cartelli autostradali, ma che ci calzano come scarpe su misura.
E come su una passerella sulla quale sfiliamo con la nostra collezione di street fashion, godiamoci ogni singolo passo, perché possiamo essere noi a generare moda, tendenza; perché ogni selfie, ogni scatto, ci ricorderà quale luogo ci ha vestito meglio e in quale momento della nostra vita. Il pubblico, la folla, lasciamola in basso, lasciamo che ci emuli dopo averci applaudito per l’originalità della sfilata. Ringraziando, garantiremo che saremo in grado di sorprendere anche in una prossima stagione. Dovranno solo darci il tempo di “perderci” ancora.