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 di Rocco Berloco

medico chirurgo esperto in omeopatia

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Gli antichi greci raccontavano il mito di un pastore, Endimione che era innamorato della Luna, e trascorreva il suo tempo a guardarla, sognando di amarla e possederla. Lei avvertiva il suo sguardo, percepiva il desiderio, sentiva il fremito interiore che il giovane provava.

Era diverso quello sguardo, era diverso da quello che tutti gli uomini le mandavano durante le loro notti insonni.

E fu per questo che un giorno volle scendere a trovarlo, volle parlargli, volle comprendere cosa ci fosse nella sua Anima di tanto speciale da riuscire a far sì che lei, la Luna, si interessasse di lui.

Lo sorprese nel sonno, abbondonato in chissà quale sogno, ma con un’espressione incantevole, tanto che ne fu folgorata. Decise di amare quel giovane per l’Eternità, ma decise che lo voleva così, proprio come era in quel momento. Pregò Zeus di concedergli una giovinezza infinita, di lasciarlo lì, in un Tempo senza Tempo, dove tutto rimanesse immanente.

E per questo Endimione restò per sempre giovane, ma fermo in quel sonno, ancorato ad un sogno che continua a sognare ancora, mentre Lei tutte le notti scende da lui, nella sua grotta e ci fa l’amore.

Ma cos’è quel sonno se non un eterno palcoscenico dove mettere in scena i Sogni?

Dove percorrere i labirinti dell’Anima alla ricerca di Immagini, di Simboli, di Archetipi che ci indichino il Verso.

I Sogni sono come quel filo che Arianna concesse a Teseo in cambio di un amore-nonamore che lui barattò per i suoi sogni di Gloria e che poi abbondonò sull’isola di Nasso.

Sogno di dipingere e poi dipingo i miei sogni” confessava Van Gogh, spiegando il senso di quei papaveri, di quel cielo stellato, di quel campo di grano.

Apriva così una porta sul suo tormento, su quel male dell’Anima che lo devastava, su quella sofferenza che bruciava le sue notti. Ma forse quei Sogni che dipingeva erano Terapia, erano un’Energia profonda che in qualche modo voleva essere Catarsi, Liberazione, Vita.

Tutti i giorni incontro persone che mi raccontano i loro sogni,

a volte sono schegge di quotidianità,

a volte porte aperte su un cielo buio,

ma dietro quel buio cosa si nasconde?

 

Le stelle di Van Gogh? La Luna di Endimione? Credo che i Sogni portino con loro frammenti di saggezza antica, quelle parole dei saggi perse nell’Anima e di cui non abbiamo più memoria.

le matriske dell'anima

E come se una forza liberatrice li scaraventasse fuori per indicare il Verso, proprio come il filo che Arianna concesse a Teseo.

Lo scrittore Herbert Wells (1866-1946) in un suo racconto, “La porta nel muro”, racconta di un bambino che un giorno trova una porta magica. La apre ed entra in un meraviglioso giardino pieno di fiori, piante ed alberi. Si ferma in quel posto e tutta la sua Anima rifiorisce; la forza contagiosa della natura lo fa sentire vivo, felice, entusiasta. Il giorno dopo e quelli successivi cercherà ancora quella porta, ma non la troverà.

Quella porta apparirà saltuariamente nella sua Vita, ma lui non la vedrà mai più, preso da interessi diversi. Con il Tempo quel ricordo sbiadirà, diverrà sempre più evanescente, confondendosi nella sua memoria con un Sogno,  perdendosi nel Senza Tempo.

 

Era quella la Porta del Metaverso?

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