Sanremo 023. Sei come vesti, vesti come sei
di Giovanna Quaratino
Gli abiti comunicano.
La moda veicola, ha sempre avuto questo compito. Veicola messaggi, personalità, ere, disuguaglianza e
uguaglianza.
Ne siamo sempre più consapevoli anche tramite uno spettacolo alla portata di tutti, uno dei più “antichi”
del nostro paese. Il Festival della canzone italiana a Sanremo.
Attraverso la musica ci si esprime, attraverso gli abiti ci si espone.
È successo, anche in queste prime sere.
C’è chi critica, chi comprende e chi si stupisce ancora.
Le parole hanno un peso diverso quando a pronunciarle è qualcuno in giacca e cravatta o quando
qualcuno indossa un costume da bagno.
Che succede quando vengono espresse se si è nudi ? O quasi…
La nudità nei dipinti, nelle sculture, nella fotografia è stata espressa da sempre e in tutte le forme, è arte.
Ma in prima serata in un programma musicale ha lo stesso valore?
Io direi di sì. Il messaggio trasmesso ha una rilevanza differente se veicolato anche attraverso la
gestualità, l’espressività e il proprio corpo.
Mettersi a “nudo”, anche se si tratta di un ricamo trompe -l’œil, è un’accettazione completa del proprio
corpo e della propria personalità. Un invito alla non vergogna, alla libertà, al poter mostrare il proprio
corpo senza essere tacciati di cadere nella provocazione.
https://www.instagram.com/p/CoYMod8oJAB/
Non esiste il giusto o lo sbagliato, esiste l’io e il rispetto per il prossimo.
Rispetto per il corpo e per il ruolo altrui.
Questo è solo un esempio di come gli abiti possano veicolare messaggi; nella prima serata del
Festival, è stata scritta letteralmente una nuova pagina, un abito bianco ricamato con le parole che ogni
giorno vengono scritte con rabbia, disprezzo, invidia sui social. La maggior parte in riferimento sempre al
corpo o al “ruolo” della donna nella società.
https://www.instagram.com/p/CoYRj8Qofog/
La funzione dell’abito non è solo quella di coprirci, informa gli altri sul nostro status sociale,
sull’appartenenza culturale e, perché no, sul nostro umore. Gli abiti sono un modo per comunicare, a
volte anche in modo inconsapevole, mandano significative informazioni a chi le sa cogliere.
Quello che dovremmo ricordare però che non è l’abito a decretare il male o il bene, non è la nudità che
deve creare scalpore o definire una persona. Sono le azioni e le parole a descriverci.
*Abiti Mariagrazia Chiuri – Dior
Lucas Cranach il Vecchio, Eva, 1528, olio su tavola, 167 x 61 cm. Firenze, Galleria degli Uffizi