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di Ermes Strippoli

La recente crisi in corso in Israele sta influenzando negativamente le previsioni di crescita dell’economia italiana elaborate di recente. Diverse istituzioni, tra cui Ref e Ernst & Young, stanno revisionando al ribasso le prospettive economiche. Questo nuovo scenario di guerra in Medio Oriente rischia di complicare il quadro macroeconomico su cui il governo stava basando la prossima manovra di bilancio, aumentando l’incertezza e rendendo ancora più difficile il percorso economico del paese. Per il prossimo anno, l’Italia sta programmando la crescita più bassa tra i paesi dell’Eurozona.

Nel Documento Programmatico di Bilancio inviato alla Commissione europea, il governo ha spiegato che la previsione di crescita del Pil reale per l’anno in corso è stata rivista al ribasso, passando dall’1,0% al 0,8%. Questa revisione è dovuta in gran parte all’effetto di rallentamento in corso. Nel 2024, la revisione è ancora più marcata, scendendo dall’1,5% all’1,0%. La previsione per il 2025 rimane invariata, mentre quella per l’ultimo anno di proiezione viene rivista leggermente al rialzo.

Ref Ricerche ha stimato una revisione al ribasso delle previsioni di crescita, con il Pil che nel 2024 non supererà l’0,5%, metà rispetto all’obiettivo del 1% fissato dalla NaDef. Ernst & Young prevede che il Pil crescerà dello 0,7% nel 2023, con un’accelerazione nell’ultima parte dell’anno, e dello 0,8% nel 2024. Si prevede anche una riduzione dell’inflazione dal 5,9% nel 2023 al 2,7% nel 2024. I consumi privati trainano la crescita del 2023, ma si prevede una resilienza anche nel 2024 grazie a un aumento della propensione al consumo.

La Banca d’Italia ha anch’essa rivisto al ribasso le stime di crescita, con un aumento dell’0,7% nel 2023, dell’0,8% nel 2024 e dell’1% nel 2025. Questo cambiamento è dovuto all’inasprimento delle condizioni di finanziamento e alla debolezza degli scambi internazionali, ma beneficerà degli effetti delle misure del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) e del recupero graduale del potere d’acquisto delle famiglie.

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