Ciao Martin Mystère. Il ricordo di Castelli, padre del “detective dell’impossibile”
di Enzo Varricchio
Il 7 febbraio scorso ci ha lasciati il caro amico Alfredo Castelli, uno dei più grandi sceneggiatori e disegnatori di fumetti italiani, autore di Martin Mystère (Bonelli editore), il “Detective dell’impossibile”, l’indiana Jones della tavola inchiostrata, e di tanti altri personaggi storici del mondo dei cartoons, che non sto qui a ricordare perché presto finiranno nei libri di scuola.
Martin è un archeologo che indaga su misteri classici come Atlantide, gli UFO, gli Egizi e i Maya, la parapsicologia, e su passaggi oscuri della storia, dell’archeologia e della scienza, avvicinandosi alla saggistica e alla letteratura, giocando sull’enigma e la suspance come i migliori gialli o thriller.
Castelli è già leggenda nel mondo dei fumetti ma il suo lascito intellettuale non si esaurisce in quel pur nobile campo perché è stato un pioniere e divulgatore della moda del fantastico e misterioso che ha attraversato e tuttora attraversa la nostra cultura occidentale, come dimostra la popolarità del genere cinetelevisivo (Roberto Iacobbo gli deve tutto, Mystère gli ha segnato la strada) e letterario mystery/magic/fantasy, superando in questo il suo modello Indiana Jones e avvicinandosi più all’inarrivabile Tolkien perché, accanto alla fantaarcheologia, sciorina ai lettori una quantità impressionante di notizie nei campi più disparati, riuscendo a collegare credibilmente l’impossibile, tenendo incollati i lettori senza mai far spargere al suo alter ego Martin nemmeno una goccia di sangue, anche se l’eroe senza macchia né paura è dotato di un’arma potentissima donatagli dal guru orientale Kut Humi, che vive nascosto nella mitica città di Agarthi. Per non dire dell’influenza sottile di Mystère sull’odierna riscoperta dello Yoga e dell’orientalismo in generale…
Il mio primo incontro con Alfredo/Martin, di cui ero da tempo fan, risale all’ormai lontano 1995, allorquando, insieme allo storico Fulvio Bramato e al filantropo Angelo Neve, lo invitai a Bari a raccontare la genesi e i retroscena del suo albo più bello, ambientato nel capoluogo pugliese: il primo numero gigante di Martin Mystère, dal titolo “Il segreto di San Nicola”, un piccolo capolavoro di ricerca storica, intelligenza narrativa e capacità di mescolare le carte del tempo e dello spazio per creare un thriller avvincente quanto e più di “Il codice da Vinci”, dedicato al Santo patrono della mia città: San Nicola, alias Santa Claus, alias Babbo Natale, figura storica e folk-lorica già allora per me oggetto di studi e di scritti .
L’archeologo-detective-cultore di misteri della storia e della scienza Martin Mystère, italiano trapiantato a New York, era riuscito in qualche a collegare San Nicola addirittura al Santo Graal di evangelica e arturiana memoria, posizionandolo proprio nella basilica del santo a Bari. Ancor oggi alcuni turisti cercano il calice che raccolse il sangue di Gesù crocifisso tra le mura austere del capolavoro dell’architetura romanico-pugliese.
Fu amicizia a prima vista. Ci univano tante cose, in primis la curiosità e l’amore per la conoscenza in ogni sua forma. Molte ne ho imparate da Martin. L’incontro si tenne al Portico dei Pellegrini dinanzi alla basilica nicolaiana, sotto il patrocinio dei Frati Predicatori di San Domenico custodi della tomba del Santo, e fu un successo. Il manifesto fu curato dal disegnatore dell’albo, il suo preferito: il grande e compianto Giancarlo Alessandrini.
Da quel giorno, io e Castelli ci siamo incontrati poche volte, nonostante avesse sposato una barese, ma siamo sempre rimasti in contatto. Di recente, egli ha ricordato quel nostro primo incontro nella prefazione di “Viaggio alla luna” (LB Edizioni, Bari), ha partecipato a una mia trasmissione televisiva
https://www.facebook.com/antennasudcanale14/videos/442250743762915
e ha condiviso la mia proposta di erigere una statua monumentale in onore di San Nicola nel capoluogo pugliese.
Era un milanese schivo e di poche parole, quasi timido, dotato di una sterminata cultura e mai interessato nel privato a parlare di misteri e avventure perchè avvezzo a ogni sorta di mitomania di alcuni strambi cercatori di misteri, tuttavia sempre attento a ogni caso irrisolto a ogni nodo storico non sciolto, col suo fare sornione e lo sguardo apparentemente distratto e invece sempre attento a tutto. Mi mancherà molto la certezza di poterlo chiamare per fargli i complimenti per le emozioni che le sue storie sino a ieri mi hanno provocato, per la loro capacità di farci tornare bambini alla scoperta di un mondo sconosciuto e affascinante.
Addio BVZM (Buon Vecchio Zio Martin, come viene appellato Mystère), senza Alfredo non sarai mai più lo stesso. E tutti noi avremo perso una preziosa guida nella ricerca di quanto è rimasto nascosto tra le pieghe della storia del genere umano.
PH: Immagine del primo numero di Martin Mystère, uscito nel 1982.