Cinquant’anni fa in un ettaro di terra potevi produrre cinquanta quintali di uva. Oggi si arriva a cinquecento. Per poter portare via da un vigneto cinquecento quintali di prodotto se ne deve sottrarre un multiplo dal terreno in termini di minerali e liquidi. L’acqua la prendiamo dal sottosuolo e dalle piogge mentre i minerali se scarseggiano li sostituiamo con concimi. Con il passare del tempo e per produrre di più si aumenta la dose di concimi e di acqua, così la falda si impoverisce e il terreno diviene sterile; cioè senza concimi e acqua aggiuntiva il terreno da se non riesce a produrre nulla.
Il naturale sforzo a ricercare il meglio e il di più che ogni uomo e ogni coltivatore ha in se, ha trovato nelle aziende chimiche e nella grande distribuzione fortissimi e fuorvianti sostegni. La grande distribuzione vuole grandi quantità e perfette qualità a prezzi bassi per poter più facilmente lucrare le cifre faraoniche necessarie a sostenere l’immenso apparato burocratico aziendale. Il contadino che vende a prezzi da fame deve aumentare le quantità per sopravvivere. La chimica fa il miracolo, ma: chi paga? L’ambiente desertificato… cioè i nostri figli.
Forse non lo sanno bene neanche gli agricoltori, ma il malessere del mondo agricolo parte da questo: il reddito dell’agricoltore è legato ormai indissolubilmente alle grandi imprese della distribuzione, dell’automotive, della energia, della chimica. Ma v’è di peggio. Ormai l’intera agricoltura è dipendente dalle grandi imprese che dopo aver divorato l’intero settore agricolo vuole di più e quindi cerca altri modi per fare soldi con l’iper intensivo, gli insetti, l’idroponico cioè scaricando i contadini e producendo gli alimenti con la chimica, i robot o con pochissimi addetti che abbiano il compito di pensare il meno possibile e agire esattamente quanto e come serve. Né di più e né di meno. Della salute del consumatore non se ne incaricano perché non è affar loro ma degli stati che però tengono per il collo. E asseriscono che questa nuova agricoltura totalmente chimica rispetta l’ambiente e prezzolano i politicanti di ogni livello per sostenere queste loro posizioni. Cioè credono di essere nel giusto e gli altri antiquati!!!
Un guazzabuglio incredibile ed una violenza culturale ed economica degna del peggiore tribalismo a tutto danno (quasi come un genocidio) della mite civiltà insita nei riti dell’agricoltura di sempre. Tribalità e barbarie contro la civiltà: è la Storia che si ripete sotto mentite spoglie. Senza dimenticare che l’agricoltura è parte integrante delle identità di tutte le collettività umane. A cominciare da quelle meridionali che coltivano le Terra dal Tronto Garigliano a Lampedusa che potremmo nominare “Mediterranea”.
Un bel pasticcio che non si risolve stanziando molti o pochi soldi a favore di certuni o certi altri; la questione è squisitamente politica nel senso che la bipartizione destra sinistra non ha alcun senso ma serve una visione nuova. Chi ce l’ha? I contadini? Forse un po’! ma serve molto di più. E dopo aver capito cosa vogliamo dovremmo avere la forza di piegare i mammasantissima della distribuzione, della chimica e gli altri a quello che serve:…minimo si deve sostituire l’intera classe politica attuale. Una specie di rivoluzione francese. È dura!!!
È più probabile che mangeremo insetti in un deserto. È la modernità, la scienza, la tecnologia, il futuro…ci diranno! Un destino ineluttabile che ucciderà noi e ucciderà le multinazionali che hanno voluto tutto ciò. Per poi ricominciare da capo senza aver nulla imparato da questo disastro.
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