La guerra, quella vera, sembra avvicinarsi a grandi passi. Qualcuno considera possibile propendere per questa o quella parte in guerra.
Inoltre è di tutta evidenza che qualunque dovesse essere l’esito del conflitto tutti i belligeranti saranno perdenti per via delle distruzioni che subiranno che saranno certamente maggiori dei possibili vantaggi. La forza distruttrice delle moderne armi molto ben rappresentata in diretta televisiva dalle contemporanee guerre guerreggiate, promette distruzioni terrificanti. Bilancio che è evidente fin d’ora e che non viene affatto considerato dai signori che l’hanno decisa e che quindi sembra essere il vero motivo inconfessabile della guerra stessa: si vuole cioè una guerra fine a se stessa.
D’altronde non è stata la seconda guerra mondiale la “soluzione” ai problemi finanziari planetari emersi dalla depressione del ’29? La prima guerra mondiale come anche la seconda non ha rafforzato enormemente le grandi organizzazioni finanziarie private mentre gli stati -tutti- ne sono usciti indeboliti? Certamente un bel conflitto generale adesso rafforzerebbe coloro che lo finanzieranno e che nella Grande Crisi del ‘08-‘09 (dalla quale ancora non siamo usciti) stavano per chiudere baracca.
Nessuno si accorge che la oggettiva circostanza che vede l’Italia custodire la maggior quantità di opere d’arte e i maggiori siti storici del mondo ci impone di anteporre questo compito di valorizzazione e custodia di quei tesori alle pulsioni e agli interessi contingenti rappresentati dai capi di stato che per loro natura passano, mentre la cultura che custodiamo resta e deve restare. Il potenziale distruttivo delle moderne armi impone all’Italia di non partecipare a nessuna forma di bellicismo e il diritto internazionale è chiamato a dire una parola definitiva su questo punto. L’unico impegno che l’Italia ha verso l’intera umanità è la difesa anche armata dei tesori artistici che custodiamo per il bene dell’intero genere umano attuale e futuro. Che facciamo se minacciano di distruggere Roma o Venezia o Napoli? Accettiamo la sfida di ridurli in macerie o ci arrendiamo due minuti dopo?
Quindi va dichiarata e riconosciuta la neutralità attuale e permanente dell’Italia e la intangibilità di ogni sito Unesco del mondo.
Noi che siamo nati in questo immenso museo e immensa biblioteca non ci accorgiamo pienamente della loro importanza e delle responsabilità che abbiamo verso il resto dell’umanità attuale e futura. Al contrario interi continenti di cui alcuni popoli solo adesso si affacciano ad una maggiore conoscenza del passato, guardano al nostro patrimonio artistico, storico e culturale come alla base del loro futuro anche economico. Quindi è nostro onere ed onore acquisire maggiore consapevolezza della importanza del nostro ruolo di custodi di cotanto patrimonio; che, va ripetuto, non è nostro soltanto ma è nostra la responsabilità di custodirlo e tramandarlo e renderlo fruibile a tutti perchè in realtà quel patrimonio è di tutto il pianeta e anche di quelli che ancora non sono nati.
Sottovalutare questo elemento è un vero crimine culturale che nessuno ha il diritto di compiere e che andrebbe sanzionato severamente.
Peraltro la Costituzione italiana è estremamente chiara nel ripudiare la guerra per ragioni umanistiche che travalicano la portata degli interessi contingenti di questa o quella maggioranza di governo. All’interno di quelle ragioni umanistiche non possono non essere annoverate le responsabilità collegate alla custodia del patrimonio artistico e paesaggistico che è nostro ma è a disposizione dell’intero pianeta e delle future generazioni. Quindi il carattere della nostra neutralità è di tipo oggettivo e dunque imposto dalla realtà dei fatti ed è interesse di tutti i popoli del mondo riconoscere.
L’identità italiana è fatta anche e soprattutto di cultura e di storia da cui tutti hanno tratto arricchimenti culturali e tutti potranno trovarne ancora. Volerne celebrare le qualità non può coesistere con la volontà di guerra. Peraltro quale vantaggio che dovessimo ricavare da una o più guerre sarebbe più grande della perdita di uno solo dei nostri tesori? La comunità diplomatica, giuridica, politica internazionale deve porsi questa questione al più presto e il governo italiano di ogni colore dovrebbe porre al primo punto della propria azione il riconoscimento senza se e senza ma della perfetta neutralità italiana attuale e permanente che va riconosciuta da tutta la comunità internazionale.
Scopriremo che il linguaggio dell’arte e della storia può essere foriero di una nuova idealità costruttiva e collaborativa per tutti i popoli.
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