L’impatto delle multinazionali sull’economia italiana
di Ermes Strippoli
Le multinazionali straniere costituiscono solo lo 0,4% delle imprese in Italia, ma generano 713 miliardi di euro di fatturato, pari al 20,3% del totale nazionale, e rappresentano il 22,8% delle spese in ricerca e sviluppo (R&S). Questi dati emergono dal Global Attractiveness Index (GAI) di The European House Ambrosetti. Lo studio indica che una maggiore presenza di multinazionali potrebbe favorire la creazione di filiere produttive: se l’Italia raggiungesse la media europea, il PIL crescerebbe del 16%.
Un aumento dell’1% del valore aggiunto generato dalle multinazionali straniere porta a un incremento dello 0,19% del moltiplicatore medio italiano, ovvero la capacità di un’impresa di attivare filiere a monte.
Un esempio significativo è Amazon. Dal suo arrivo in Italia nel 2010, Amazon ha investito 16,9 miliardi di euro nel paese. Secondo uno studio di Keystone Strategy, gli investimenti di Amazon hanno creato oltre 40.000 nuovi posti di lavoro in vari settori come costruzioni, logistica e servizi nel 2022.
“Siamo lieti che i nostri investimenti in tecnologie, innovazioni e nelle nostre persone supportino la crescita delle filiere in tutta Italia. Dal 2010 abbiamo investito oltre 16,9 miliardi di euro in Italia e 700 milioni di euro negli ultimi 5 anni in robotica e intelligenza artificiale in Europa. Abbiamo creato 18.000 posti di lavoro a tempo indeterminato e pagato nel 2022 una media di 49,6 milioni di euro al mese in retribuzioni ai dipendenti italiani. Continueremo a rafforzare il nostro contributo all’attrattività e competitività dell’Italia, attraverso sinergie pubblico-private e la promozione del Made in Italy e delle aziende italiane, incluse le 21.000 PMI che vendono su Amazon, con un obiettivo di 4 miliardi di vendite all’estero entro il 2025”, ha commentato Mariangela Marseglia, VP e Country Manager di Amazon.
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