di Canio Trione
economista
Il dibattito sulla guerra in cui ormai stiamo entrando non è evidentemente gradito a chi ne ha già deciso la ineluttabilità e quindi non ne parla. Anche i giornaloni ne parlano solo in termini di cronaca quotidiana dai fronti.
Che le sinistre di tutto il mondo si siano convertite al più sfrenato bellicismo e facciano a gara nell’inviare armi e danari ai belligeranti per tenere viva la fiamma della guerra ormai ce ne siamo fatti una ragione. Ma che anche alcune componenti di destra auspichino che i nostri soldati escano dai bunker per affrontare impavidi eserciti di droni e robot sembra proprio fuori da ogni ragione! Sulla guerra destra e sinistra ormai pari sono, omologate al politically correct ma soprattutto alla presunta ragion di Stato.
Ma c’è dell’altro non chiarito: che cosa dovrebbero combattere a fare; meglio: quale sarebbe la ragione o il vantaggio per cui partecipare alla guerra? Cosa guadagneremmo? Non hanno insegnato nulla gli svarioni bellici che la destra ha collezionato nel precedente secolo? L’Europa che era la dominatrice assoluta del mondo fino al 1914 si è autodistrutta con due guerre mondiali.
Chi fa la guerra rafforza chi non la fa e si dissangua di mezzi, danari e persone: non è questo l’obiettivo che potrebbe far piacere ai signori della guerra di oggi?
Questa guerra è da molti punti di vista fuori dalla legalità internazionale e quindi anche se si sbandierano motivazioni e giustificazioni piuttosto esili, rimane sostanzialmente barbarica; conviene attendere che i contendenti esauriscano mezzi e motivazioni per poi provare a far trionfare ragione e civiltà…anzichè immischiarsi nella loro primitiva ferocia.
Ma se la guerra la vincono  le tecnologie e i soldi (che noi non abbiamo neanche per ridurre le attese negli ospedali); se abbiamo un diritto interno ed internazionale che, nero su bianco, ripudia la guerra; se il nostro esercito non è preparato in mezzi, uomini e danari; se abbiamo imparato che la violenza -ancorché legittima- non vince mai neanche nella scuola elementare o nei pronto soccorso; se cioè abbiamo capito che la nostra identità e cultura ha ormai superato la fase della violenza come componente della socialità in un paese civile,…risultato ne è che la stragrande maggioranza della popolazione -la vox populi- vuole una efficace difesa della nostra integrità territoriale come difesa anche armata della nostra italica superiore civiltà, storia e cultura. Giocare a fare i grandi credendo che essere grandi significhi possedere grandi armi da usare per sopraffare gli altri, è una stupidaggine barbarica da lasciare ai barbari.
Il controllo del territorio e la violenza come regola sociale sono comportamenti che troviamo negli animali anche quelli feroci da cui sembra che non ancora vogliamo distinguerci.
La violenza, pur legittima, dura un attimo e distrugge, mentre la civiltà e la pace costruiscono ed informano di se il futuro. Ed è il vero Potere.
Non può capirlo chi colto non è e usualmente chi decide queste cose colto non è. La nostra debolezza attuale è figlia proprio di una guerra distruttiva che non andava combattuta e di una pace vissuta con codardia e insultando il merito in ossequio all’”uno vale uno”; dovremmo aver imparato che le guerre è meglio che le combattano gli altri; credere di partecipare al banchetto del vincitore sapendo di essere pieni di debiti, di aver scassato esercito, pubblica amministrazione e sistema economico, privi di una classe politica decente, facendo finta di contribuire con i nostri fichi secchi al desco del vincitore… non serve come non è mai servito a niente. Ci tratteranno sempre come potenza di serie B.
Il vero Potere sta nella cultura, nel pensiero, nella saggezza, non certo nel giocare ai war games, come vorrebbero certe sinistre e certe destre. E noi ne potremmo essere depositari altamente qualificati, se solo lo volessimo.

FOTO: Installazione per “Berlin Biennale for Contemporary Art”, presso Hamburger Banhof, Berlino, 2022

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