di Massimo Gardelli

Mi è stato chiesto di fare un articolo sulla pace. Assolutamente si, perbacco e non è neanche il primo che scrivo! Rispondo a me stesso.

Poi passa un giorno, due giorni e…cerco l’ispirazione! Cosa dire di più di tanti altri più autorevoli e acculturati su questi temi del sottoscritto?

Quali dati, sociologici, storici, economici o altro, posso portare a supporto per un desiderio VERO di pace? Immagini di frammenti di corpi mutilati di bambini, donne, civili inermi? Video di stragi e sciacallaggi da parte di soldati così detti “regolari”? Scene di esodi di migliaia di persone che hanno perso tutto solo perché sono nati nel posto sbagliato al momento sbagliato?

No, non credo che questa “roba” faccia più effetto a nessuno, anzi, ho notato un bellicismo, una violenza, che prima era solo interiore, sfociare anche in normali discussioni accademiche o di opinione generale, nei social, le nuove arene, è dimostrato quotidianamente.

Cosa c’entrano i social e il bellicismo? C’ entrano eccome! L’assuefazione a orrori che pervadono i nostri smartphone, tablet o qualche quotidiano/rivista superstite che ancora tenta di fare giornalismo, ci ha portato a mettere una faccina con lacrima sotto una foto di devastazione, magari con un grido di aiuto a lettere rosso sangue, e poi a pensare a cosa preparare per cena o cosa comprare l’indomani a shopping o, per i più sfortunati, come riuscire ad arrivare a fine mese.

La pace non la raggiungeremo con articoli, conferenze, o distaccati proclami di un Papa o peggio, dell’ONU. Su quest’ultima ci sarebbe da scrivere una enciclopedia, non un articolo, su quello che NON ha fatto e che ha fatto MALE, ma so che, ormai, anche questo tutti ormai lo sanno; i pesi e misure che questa istituzione, che doveva essere un garante super partes, sono ben diversi a seconda dell’esigenza e dei popoli sotto giudizio. Dopo aver creato nel 1947 la causa del conflitto infinito Palestina/Israele, si è ben guardato dall’inviare i caschi blu a Gaza o in Ucraina mentre, in altri frangenti, ci ha pensato eccome.

Ora è arrivato un altro motivo per cui pensare di scrivere o pubblicare qualcosa per convincere l’assurdità di quello che stiamo vivendo non solo è inutile, ma pericoloso per se stessi. Il Sig. Borrell sta per riuscire a far trasformare in legge europea un vademecum di cosa non si può dire o scrivere per non intaccare la credibilità della narrazione unica a supporto di chi accusa di putinismo chi dice che l’Ucraina sta perdendo, o di filo terrorista chi difende la Palestina da un evidente genocidio premeditato. Siamo ritornati ai tempi bui di ottantacinque anni fa che smettevi di parlare in salotto o in cucina quando entrava tuo figlio Balilla e avevi paura che potesse essere delatore di un qualche argomento contrario al regime. Tra poco ricominceremo ad aspettare l’attacco dell’Eroica di Beethowen e ascoltare la Radio Londra di turno con le cuffiette per non farsi sentire dai vicini.

Questo articolo, come vedete, a differenza di quelli che scrivo normalmente, non ha alcun link su pubblicazioni, articoli o altro che possano supportare quanto dico perché inutile ed è aberrante solo pensare che ci debba essere una dimostrazione scientifica sulla imbecillità e crudeltà nell’accettare questa situazione.

Guerre per procura, ora il trend è questo. Ancora più subdolo e vigliacco lo scatenare altre nazioni e popoli a sbranarsi tra di loro per soddisfare le ingorde esigenze economiche di Stati colonialisti e società finanziarie o produttrici di armi.

Lo abbiamo sempre saputo e ora più che mai, ma abbiamo da pensare alla cena e allo shopping di domani….fino a quando uno di quei popoli chiamati a sbranarsi non saremo noi.

 


FOTO: Dresda light, Enzo Varricchio, 2022

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