Unicredit ha pensato di offrire azioni sue (immaginiamo nuove) in cambio di quelle del Banco Popolare di Milano; così queste due banche divengono una sola. Gli attuali azionisti di BPM divengono così azionisti di Unicredit che ingloberebbe BPM.
Per questi ultimi si tratta di una offerta pubblica di scambio “ostile” e quindi vi sono mugugni notevoli. I commentatori hanno molto da dire entrando nel merito della operazione.
In realtà non è una cosa di cui gioire. La BPM era una banca popolare nella quale gli azionisti erano tutti dello stesso “peso” quale che fosse il capitale investito mentre dopo la legge che imponeva la trasformazione in Spa abbiamo che il capitale finanziario internazionale ha fatto man bassa delle azioni di questa banca…cioè abbiamo perso la popolarità e quindi democraticità della banca a favore dello straniero. Che vantaggio ha significato questo? Non si sa. In molti avevano previsto questa svendita ma nessun politico se ne è preoccupato e quindi qualcuno si è chiesto se la nostra politica che ha proposto e ottenuto tale provvedimento è stata foraggiata ed incoraggiata a prendere tale decisione.
Unicredit è una banca del Nord con tanto di “puzza sotto il naso” interamente immersa nel perseguimento del profitto e basta. L’aumento dei tassi di interesse voluto dalla Banca Centrale ha prodotto masse di profitti impensabili negli anni di Draghi che oggi consentono alla banca di ambire a comperare BPM stampando azioni nuove (una specie di creazione di moneta resa possibile dalla massa si nuovi profitti) cioè senza pagare nulla e di creare problemi anche a banche tedesche di primaria importanza. Naturalmente tali operazioni di ingegneria finanziarie sono il peggio che si possa immaginare sul piano del funzionamento del sistema e il peggio che si possa fare per dare un esempio di economia del futuro: creazione di ricchezze faraoniche e di organizzazioni elefantiache con operazioni che non creano valore nuovo ma concentrano potere economico molto oltre ogni decenza ed utilità.
Ancor peggio è da dire del funzionamento del sistema: maggiore concentrazione e dimensione aziendale riduce drasticamente la concorrenza tra le imprese a tutto danno del funzionamento del mercato e segnatamente delle imprese minori e delle famiglie che vengono maggiormente schiacciate dallo strapotere di questi veri e propri mostri della economia mondiale. La responsabilità naturalmente è delle Istituzioni e della politica che le controlla. Questa aberrazione dell’ideale liberale è reso possibile dalla incapacità di comprendere la natura dell’ideale liberale che certamente non è assenza di norme -quindi una specie di far west- ma ben altro.
In tutto questo il sud ha il ruolo che gli è stato assegnato di colonia silente e subente qualunque decisione venga assunta nei salotti buoni di Milano. Peraltro Unicredit è specializzata in credito alle grandi imprese nordiche e rastrella risparmio dove lo trova e quindi anche al sud. Circostanza non solo grave per la unitarietà della nazione ma gravissima per il futuro economico del Nord che sarà presto chiamato a scucire molti soldi per i sicuri ulteriori problemi sociali che questa politica non potrà non produrre.
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