La guerra e il destino della cultura
di Francesco Scorrano
La guerra, nella sua furia distruttrice, devasta non solo le vite umane ma anche il patrimonio culturale, cancellando monumenti, opere d’arte, lingue e tradizioni che costituiscono l’anima di un popolo.
Ogni bomba che rade al suolo una biblioteca o un tempio non colpisce solo una struttura, ma infligge una ferita alla memoria collettiva dell’umanità.
Eppure, la cultura possiede una straordinaria capacità di resistere. Nei momenti più oscuri, l’impulso creativo umano emerge come atto di sfida: poesie scritte nei campi di prigionia, dipinti nati in mezzo alla devastazione, canti che sfidano il silenzio della paura.
La distruzione, paradossalmente, diventa spesso il motore di una rinascita culturale, come dimostra il fermento artistico e intellettuale che seguì la Seconda Guerra Mondiale.
La cultura è fragile ma tenace, un simbolo della libertà e dell’umanità che non si piegano davanti alla barbarie. Proprio per questo va protetta e celebrata, non solo come eredità del passato, ma come speranza per il futuro, perché ciò che la guerra distrugge può essere ricostruito solo con la volontà di preservare l’essenza stessa della civiltà.
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