di Ermes Strippoli

L’istruzione rappresenta un pilastro fondamentale per il futuro delle nuove generazioni e per il progresso di un Paese. Tuttavia, nelle città metropolitane italiane, emergono significative disparità che influenzano i percorsi educativi e le opportunità dei giovani. Con uno sguardo umano e attento alle esigenze delle persone, vediamo come si articola questa realtà, fatta di successi, difficoltà e proposte per un’istruzione più equa e inclusiva.

Chi sono i giovani delle città metropolitane?

Nelle città metropolitane risiedono 4,8 milioni di giovani tra 0 e 24 anni, pari al 22,6% della popolazione totale. Rispetto al 1993, però, si registra un calo significativo: oltre 1,5 milioni di giovani in meno. A soffrire maggiormente sono i comuni capoluogo, dove la riduzione arriva al 27,7%.

Questa diminuzione non è solo un dato statistico, ma riflette un cambiamento sociale ed economico. Dove ci sono meno giovani, il tessuto sociale rischia di impoverirsi, con conseguenze sulla crescita e sulla capacità di innovare del Paese.

I primi anni di vita: l’importanza dei servizi educativi

L’accesso ai servizi per la prima infanzia è uno dei primi passi verso un’istruzione di qualità. Nel Nord e Centro Italia, città come Bologna e Firenze offrono posti per oltre il 45% dei bambini sotto i due anni, superando ampiamente il target europeo del 33%. Al Sud, invece, le difficoltà sono evidenti: Napoli e Catania, ad esempio, si fermano rispettivamente al 12,3% e 11,4%.

Investire nei servizi per l’infanzia non significa solo supportare i genitori lavoratori, ma garantire ai bambini un ambiente stimolante che possa ridurre le disuguaglianze educative già dalla tenera età.

Scuola e istruzione: luci e ombre

Con oltre tre milioni di studenti iscritti, le città metropolitane ospitano più di un terzo della popolazione scolastica italiana. Tuttavia, non mancano le sfide. Le iscrizioni complessive sono diminuite del 3,7% tra il 2018 e il 2022, con un calo particolarmente marcato nelle scuole dell’infanzia (-9,1%).

Le differenze territoriali sono evidenti anche nelle performance scolastiche. Nel Sud, città come Palermo e Napoli presentano una percentuale elevata di studenti con competenze alfabetiche e numeriche insufficienti, superando il 60% in alcuni casi. Al contrario, Milano e Bologna offrono un quadro più positivo, con low performer al di sotto del 36%.

I giovani e il diploma: un obiettivo ancora lontano per molti

Nel 2022, l’85,4% dei giovani tra i 20 e i 24 anni nelle città metropolitane ha conseguito almeno il diploma di scuola superiore. Tuttavia, per i giovani stranieri la percentuale scende drasticamente al 53,5%, con situazioni particolarmente critiche a Catania e Napoli.

Questo divario non è solo un problema educativo, ma anche sociale: senza un’istruzione adeguata, le possibilità di integrazione e di accesso al mercato del lavoro si riducono, aumentando il rischio di esclusione.

Proposte per il futuro

Per costruire un sistema educativo più inclusivo e capace di rispondere alle esigenze di tutti, è necessario:

  • Investire nei servizi per la prima infanzia, soprattutto nelle regioni del Mezzogiorno.
  • Potenziare il tempo pieno nelle scuole primarie, offrendo un supporto concreto alle famiglie e migliorando la qualità dell’apprendimento.
  • Ridurre le disuguaglianze territoriali, garantendo risorse adeguate anche nelle aree più svantaggiate.
  • Promuovere politiche che incentivino la partecipazione scolastica dei giovani stranieri, con programmi specifici di supporto linguistico e culturale.

I dati ci raccontano una realtà complessa, fatta di grandi differenze e sfide da affrontare. Tuttavia, dietro le statistiche ci sono volti, storie e sogni di milioni di giovani. Garantire loro un’istruzione di qualità non è solo un obiettivo politico, ma un impegno collettivo per costruire un futuro migliore, dove ogni ragazzo e ragazza possa avere le stesse opportunità di crescere, imparare e realizzarsi.

 

Fonte dei dati

 


FOTO: di Freepik

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