Università e professoresse Il soffitto di cristallo
di Sabrina Spallini
docente UNIBA
Secondo le statistiche facilmente reperibili dal Consiglio Europeo della Ricerca, dal MIUR, dall’Anvur o dall’Eurostat, nelle Università italiane il 70% delle donne è assegnista di ricerca o ricercatrice e solo il 10% è professore ordinario. Nonostante il fatto che il 61% dei laureati siano donne.
Gli anglofili lo chiamano “glass ceiling”, soffitto di cristallo, cioè un muro invisibile che rende difficile alle donne l’accesso ai vertici accademici, con le dovute eccezioni.
Per abbattere questo muro scandaloso, si sono attivati gli stessi atenei, con programmi di aiuti per studentesse e dottorande, piani specifici per le carriere delle docenti, asili nido in dipartimento, contributi per la retta dell’asilo e per i campus estivi, iscrizione a tempo parziale per le studentesse con figli in tenera età, corsi di studi sulle tematiche legate alle differenze.
Non tutti sanno che oggi le sorti della carriera di un docente universitario sono strettamente connesse alla possibilità di svolgere ricerche e pubblicazioni, particolarmente in team. Questo lavoro richiede molto tempo da dedicare a viaggi, convegni e relazioni con altri studiosi nazionali e internazionali. Un tempo di cui non sempre dispongono le “professoresse mamme”.
Ecco così altre idee in fermento sul fronte degli aiuti finalizzati alla ricerca: proroghe per la presentazione di progetti per le docenti in dolce attesa, periodi aggiuntivi di congedo sabbatico retribuito, finanziamenti ad hoc.
Molto si sta facendo e ancor più c’è da fare. Su questo versante il concetto di parità di genere e l’eguaglianza di diritti e opportunità si declinano congiuntamente allo stato della cultura e della scienza. Meno parità, poca femminilità nel pensiero, minor apertura intellettuale, meno progresso.