IRO IRO
Giorgio Amitrano
De Agostini, 2018, 237 pagine
di Rocco Lombardi
L’AUTORE
Docente universitario di Lingua, cultura e letteratura giapponese, è uno di quelli che insegnano ciò che hanno potuto vedere con i propri occhi.
La lunga permanenza nel Paese del Sol Levante, infatti, gli ha permesso di approfondire la conoscenza di una terra magica e misteriosa a 360 gradi, imparando a carpire nel profondo una società estremamente diversa dalla nostra.
E’ traduttore dei principali scrittori contemporanei giapponesi, nonché, “penna” di quotidiani italiani come “la Repubblica” e “Corriere della Sera”
IL SAGGIO
Il sottotitolo “Il Giappone tra pop e sublime” fornisce alla perfezione l’andamento del saggio, ossia, un’analisi intrecciata degli aspetti moderni e arcaici di una società unica al mondo, nonché, delle contraddizioni di una cultura forgiata da tradizioni millenarie e dall’incedere sfrenato delle tecnologie avanguardistiche.
Dalla fioritura dei ciliegi alla “poesia esistenziale”, le caratteristiche dell’esperienza giapponese sono esaminate in maniera quasi sensoriale, trasmettendo al lettore i colori dei paesaggi, i profumi del té e l’angoscia di un mondo caratterizzato da una apparente sterilità affettiva verso le persone.
Il saggio è organizzato per argomenti ma si coglie un fievole filo rosso legato alla maniacalità dell’autore per il concetto esasperato di bellezza presente nel mondo nipponico; ne è un esempio l’ampio palcoscenico dedicato all’arte calligrafica.
Se si cerca un saggio che approfondisca gli aspetti meno superficiale di arte, cultura e costumi del popolo giapponese “Iro Iro” è il libro giusto.
CHE COSA CI È PIACIUTO
La capacità dell’autore di trasmettere il proprio amore per la cultura giapponese.
CHE COSA NON CI È PIACIUTO
A volte, si insiste un po’ troppo su alcuni artisti dei quali l’autore è un grande estimatore a discapito della fluidità dell’argomento trattato.
CITAZIONE
“Iroiro è un termine che si usa per indicare una varietà eterogenea di cose: questo e quello, un po’ di tutto, molto, tanto, abbastanza…”