di Vincenzo Mazzilli

 

 

Stavolta tecnico. Insomma rimane sempre  una rubrica sul bere.

Sono ormai super cool in tutti i bar i famosissimi whisky giapponesi ma, chiaramente, in estremo oriente dal Tawain all’india sono molti i liquidi che pian piano si fanno apprezzare dai consumer “occidentali”.

 

Ma andiamo con ordine

 

GIAPPONE

 

Se c’è una roba  che apprezzo e stimo del popolo giapponese è che loro .Hanno questo atteggiamento rispetto al “saper-fare” molto particolare, si migliorano sempre, giorno dopo giorno, in maniera sistematica e anche un po’ compulsiva. Per capire la cultura giapponese in tutto il suo “splendore” basta entrare nei TOP BAR a tokio (ovviamente la zona rurale non ha di questi “lussi); troverai  un bartender che con movimenti eleganti, marziali, sistematici, ti preparerà un drink ad una temperatura perfetta con ghiaccio perfetto e con una ospitalità invidiabile: 35 € a drink !!!!!!!!

 

Tanto per capirci , Ad un certo punto un tipo di nome Masataka taketsuru (si è messo in testa di produrre un whisky Dai primi del 900 (1930 ) migliorandosi sempre ha dato vita ad uno dei liquidi più perfetti (passatemela) rispetto ai rapporti di gusto e terroir che conosciamo al momento: il famoso NIKKA.Al momento Nikka ha due distillerie una a Nord con terroir simile e quello scozzese e una al centro con terroir e clima simile a quello continentale.

Non entrerò nella tecnica  delle fermentazioni, distillazione e materie prime (seppur ecczionali) ma voglio porre l’accento sul fatto che cercare la perfezione a tutti i costi, porta ad essere asettici, senza difetti, super perfetti. Non so se questo atteggiamento alla lunga sia un bene, per ora godiamoci la rappresentazione liquida della cultura sofista giapponese

 

Un altro esempio è la ricerca sistematica delle materie prime perfette per il risultato finale. E’ la storia di Yoshiharu, che ho conosciuto in una serata molto alcolica in quel di Milano, finita a fare la “pipi” nel naviglio ubriachi. Un fantastico personaggio che nella prefettura di shiga sulle rive del lago  BIWA in una zona rurale, produce rhum . La ricerca delle canne da zucchero da cui fermenta lo sciroppo di Mascovado dall’isola di kyoto ha fatto intraprendere questa avventura al buon “YOSHI” che dal 2013 produce NINE LEAVES, cercando la perfezione nel distillato più anarchico che esite IL RHUM! Roba da Indiana Jones.

 

 

INDIA

In Oriente non c’è solo il giappone. Ovviamente. Anche in India si produce liquido alcolico di qualità. Schiavi della dominazione inglese per secoli, per una specie di sintomo di rivalsa e complice il boom economico, classista, l’elevato  consumo di whisky rispetto alla domanda interna ha fatto in modo che l’impreditore Neelakanta Rao Jagdale decide di intraprendere questa avventura già nel 1982 con AMRUT . Già proprietario di un bacino di acqua vicino alla attuale distilleria e complice le maturazioni veloci del prodotto in clima sub-tropicale,  la famiglia JAGDALE si presenta al mondo occidentale con un prodotto dalle mille sfaccettature proprio come il territorio Indiano.

 

 

TAIWAN

Con l’arrivo di KAVALAN, primo e unico whisky  made in taiwan il mondo dei single malts ha assistito all’ennesima rivoluzione. Una terra straordinaria con un microclima particolarissimo nella montagne di YILAN e il mare in cui la distilleria è incastonata ha fatto in modo che in poco tempo (dal 2006) kavalan abbia vinto quasi tutti i premi possibili. Grande terra, grandi materie prime (acqua, malto) grandissimo terroir fanno del Kavalan un prodotto particolarissimo e unico nel suo genere.

 

 

 

 

La rivoluzione del Oriente è cominciata e sembra che a noi europei  piaccia un bel po’!

 

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