Raffigurazione di San Nicola yogi, Bari

 

di Enzo Varricchio

San Nicola è il santo più venerato della Cristianità e una delle figure simboliche più diffuse al mondo anche nelle vesti del suo discendente Babbo Natale.
E’ bene ricordare qualche particolare su San Nicola “Magno”, così detto per distinguerlo da altri santi con lo stesso nome.

Le notizie sulla vita sono davvero scarne. Nacque a Patara di Licia (nell’attuale Turchia meridionale) e fu vescovo di Myra in un periodo grossomodo compreso tra la metà del III e la metà del IV secolo dopo Cristo, morendovi il 6 dicembre, data in cui è celebrato secondo il calendario cattolico. E’ disputato che abbia o meno partecipato al Concilio di Nicea del 325d.C. ma è utile per avere un riferimento cronologico più preciso.
Sta di fatto che già intorno al V secolo viene definito “santo” in un’iscrizione dedicatoria pavimentale da me ritrovata in una chiesa di Gemile in Turchia, a pochi chilometri da Myra.

Intorno al VI secolo, e sempre più nei secoli successivi, cominciarono a diffondersi i racconti delle sue gesta miracolose: dapprima il salvataggio dei tre generali bizantini
ingiustamente condannati, poi la dote alle fanciulle povere, poi la resurrezione dei tre fanciulli fatti a pezzi dall’oste malvagio, insomma tutta quella leggenda che lo ha reso tanto famoso.
Gli oggetti simbolici che permettono subito di riconoscere San Nicola sono la mitra (copricapo usato dai vescovi cattolici), il bastone episcopale (pastorale), e i tre sacchetti di monete (o anche tre sfere d’oro), che richiamano la citata leggenda delle borse di monete d’oro donate dal Santo a tre fanciulle povere per consentire loro di ottenere una dote e potersi sposare, sventando il pericolo di finire prostitute per sopravvivere.
A partire dall’ottavo secolo, la sua leggenda si diffuse dall’Asia Minore in Occidente e nel mondo slavo. Già intorno all’anno Mille, San Nicola era uno dei santi più famosi, tanto che i Normanni, con il preciso intento di legittimare il loro potere sotto l’egida di una figura carismatica, forse per celato volere di Papa Vittore III, dovettero fomentare la spedizione dei 62 (il numero è incerto) ardimentosi che nel 1087 trafugarono le reliquie del Santo dal sepolcro di Myra e le portarono a Bari.
La notizia dell’impresa, una delle meglio documentate dell’epoca in ben quattro cronache coeve, delle quali una di autore francese e una in lingua russa (Slovo o perenesenii sv. Moščej sv. Nikolaja Mirlikijskago), fece in breve tempo il giro del mondo e Bari divenne un importante meta di pellegrinaggio.

Il suo culto, già enormemente diffuso, fu esportato dai Normanni in Europa Settentrionale; raggiunse l’Inghilterra, la Germania, la Francia, i Paesi Bassi e addirittura la Groenlandia, (a Gardar, sede dal 1126 dell’episcopato cattolico della Groenlandia vichinga, si possono ammirare i resti della cattedrale di San Nicola, patrono dei marinai), dove col tempo sorsero centinaia e centinaia di chiese. Fu probabilmente attraverso l’Olanda che approdò anche in America, al seguito dei primi coloni. E nel nuovo mondo, negli anni Venti del Novecento, assunse le nuove sembianze di Father Christmas, figura simbolo del Natale.
Dopo l’arrivo a Bari delle reliquie, si scontrarono le opposte fazioni dei fedeli del vescovo Ursone e i seguaci dell’abate Elia sul luogo dove custodire il corpo del Santo. Si decise infine di costruire una basilica ad hoc e già il primo ottobre del 1089 l’abate Elia, subentrato nell’episcopato a Ursone, insieme al Papa Urbano II, consacravano la cripta della nuova chiesa in cui vennero riposte le ossa alla presenza dei conti normanni e della duchessa Sichelgaita.

Basilica pontificia di San Nicola, Bari

Nel 1098 si tenne a Bari un grande concilio che vide la presenza del Papa e della massima autorità teologica del tempo, il filosofo Sant’Anselmo d’Aosta, propugnatore della prova ontologica dell’esistenza di Dio.

Erano cominciate le Crociate e Bari fu uno delle stazioni obbligate per il viaggio oltremare verso la Terra Santa.
L’edificazione della basilica superiore proseguì almeno sino al 1103 e ospitò maestranze di notevole bravura, tra le quali spicca il cosiddetto “Maestro della cattedra di Elia”, autore dello splendido scranno vescovile posizionato dietro al ciborio e forse di altre decorazioni lungo le pareti della basilica. La consacrazione ufficiale della basilica superiore avvenne il 22 giugno del 1197 dinanzi al cancelliere imperiale Corrado di Hildesheim.
Da allora santi, papi, re, imperatori e innumerevoli comuni mortali vennero a rendere omaggio alla tomba del grande taumaturgo, e questo flusso di devoti continua oggi sempre più intenso, anche grazie all’impegno dei frati predicatori dell’Ordine di San Domenico, ai quali è affidata la custodia della basilica.
Oggi il culto del Santo è diffuso in 100 Stati del mondo.

 

 

 

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