Ordine e caos in arte
di Lorenzo Simonetti (avvocato e artista in Roma)
Ordine, stato di cose, insight ed opera d’arte: sulla tendenza all’equilibrio delle forme oltre l’entropia
Qualunque cosa la mente umana si trovi a dover comprendere, l’ordine ne è una indispensabile condizione.
Disposizioni quali la planimetria di una città o di un edificio, un insieme di utensili, le manifestazioni verbali di fatti o di idee, ovvero quali questa opera d’arte o un brano musicale, sono disposizioni dette tutte ordinate quando sia possibile, a chi le osservi o le ascolti, coglierne la struttura generale ed anche il diramarsi di essa in una certa articolazione di dettaglio.
L’ordine consente di concentrare l’attenzione su quanto si assomiglia e quanto è, invece, dissimile; su quanto vicendevolmente si corrisponde ovvero è, invece, segregato in sé.
Quando non si include nulla di superfluo né si tralascia nulla di indispensabile, si è in grado di intendere l’interrelazione fra il tutto e le sue parti, e la gerarchia di valori in base alla quale determinati elementi strutturali sono dominanti per importanza e peso, altri subordinati.
In molti casi sono i sensi, prima di tutto, a cogliere l’ordine. L’osservatore percepisce una struttura organizzata nelle forme, nei colori o nei suoni dinanzi a cui si trova.
In altri termini: siamo sempre, consciamente o meno, alla ricerca di un “ordine utile”. Ciò accade, il più delle volte, per mezzo di un insight subitaneo capace di cogliere intuitivamente ciò che nel panpsichismo chiamasi Sachverhalt, ovvero lo stato di cose.
Come postulava Ludwig WITTGENSTEIN, “L’oggetto è semplice. Come non possiamo affatto concepire oggetti spaziali fuori dello spazio, oggetti temporali fuori del tempo, così non possiamo concepire alcun oggetto fuori della possibilità del suo nesso con altri. Se posso concepire l’oggetto nel contesto dello stato di cose, io non posso concepirlo fuori della “possibilità” di questo contesto”.
Da ciò, quindi, se ne deduce: i) gli oggetti contengono la possibilità di tutte le situazioni; ii) la possibilità della sua ricorrenza in stati di cose, id est: l’ordine, rappresenta la forma dell’oggetto.
Solo quando manca la corrispondenza tra un ordine interno (c.d. funzionale) e quello esterno, si produce un urto fra di essi, vale a dire s’introduce un elemento di apparente “disturbo” che possiamo appellare disordine.
La stanza da gioco del bambino può, in realtà, servire come esempio di disordine, specialmente se non riconosciamo al bambino il diritto di farci ascoltare le sue ragioni, così che egli possa difendere l’ordine celato dalle sue proprie disposizioni di giocattoli, quali egli vede.
A ben vedere, però, il disordine non è l’assenza di qualsiasi ordine, piuttosto esso è lo scontrarsi di ordini privi di mutuo rapporto: il disordine, ça va sans dire, dipende dalla dispersione casuale di ordini limitati. Ciò, con riferimento alla teoria generale del diritto, rappresenta quello che Santi ROMANO predicava nella c.d. pluralità degli ordinamenti giuridici, ovvero nella constatazione dell’esistenza di una molteplicità di organizzazioni sociali le quali, dotate ciascuna di un proprio ordine endogeno, ritrovano nella loro stessa ragion d’essere, e non in un riconoscimento da parte del diritto dello Stato, il fondamento della propria legittimità.
Talvolta, anche osservando la natura, può sembrare che la pura aleatorietà incontrollata sia in grado di produrre di per sé stessa quel tipo di omogeneità ordinata che si osserva, per esempio, in uno stormo di uccelli, in una foresta, nella danza delle api o nella circolazione delle masse d’aria calda e fredda nell’atmosfera.
Osservando l’evoluzione delle specie, in ciascuna fase dell’ontogenesi o della filogenesi, un ordine particolarmente bilanciato si stabilizza in quanto costituisce la migliore soluzione spaziale possibile, in termini di adattamento, per una organizzazione data. Possono aversi fasi transitorie di disordine, durante le quali i mutamenti necessari si trovano in conflitto con forme ormai superate. Le strutture incomplete e contraddittorie, caratteristiche degli stati di disordine, creano tensioni volte, comunque, a realizzare un ordine potenziale.
Si pensi, al riguardo, al fatto evolutivo per il quale il capo si è distaccato dalla forma generale del corpo dell’animale quando le funzioni cerebrali sono diventate via via più complesse, quindi più intelligenti. L’ordine (la confusione testa-corpo) che caratterizzava gli esseri viventi prima dell’Olocene, ha trovato sfogo – per mezzo di un mutamento entropico – in un nuovo stato di ordine biologico certamente più funzionale all’adattamento caratterizzante l’evoluzione ecologica.
L’effetto catabolico, ovvero l’insieme dei processi metabolici che producono fenomeni strutturalmente più semplici (esempio: la testa che si distacca dal corpo), tende comunque a far accrescere l’entropia di un sistema, ossia il suo grado di disordine il quale, inesorabilmente, tenderà sempre ad una reductio ad unum per mezzo della distruzione fortuita di pattern per sé stessi incompleti.
L’ordine, pertanto, viene riconosciuto soltanto qualora siamo in grado di attribuire valore, colore ed intensità ai macro-stati, le c.d. macrostrutture ordinate, legandoli indissolubilmente ai singoli elementi che essi comprendono. Questi ultimi,
i micro-stati, dialogano sensatamente poiché vengono controllati da leggi macroscopiche, come quella della tendenza all’equilibrio.
L’impulso a regolare le cose, a cercare la riduzione della tensione esaltante la regolarità, a ridurre le cose economicamente agli elementi essenziali, non può operare nel vuoto: deve avere qualche cosa su cui intervenire. Il formarsi della materia, che conferisce inizio ad ogni esistenza articolata creando pattern di forze, è semplicemente un modo per passare da una distribuzione della materia meno probabile ad una più probabile.
Questo, in altri termini, è il principio cosmico della costruzione della forma, che dà conto della struttura degli atomi e delle molecole, della possibilità di legare e di sciogliere e che fa simbolicamente il proprio ingresso nel Libro della Genesi, quando il creatore separa le acque dalla terra asciutta.
Anche l’opera d’arte rappresenta uno stato di equilibrio finale, di ordine compiuto e di entropia relativa massima. In un breve tratto di spazio, la cui matrice è senz’altro entropica, l’opera d’arte tende alla fuga, a vedere oltre; esattamente come chi salga le buie scale d’una torre medioevale rassicura sé stesso, per il mutare delle vedute che riesce a cogliere dalle anguste finestrelle, che dopo tutto sta andando verso qualche cosa.
Kaos Temple, Photo by Lucho Vidales Originally designed by Asturian architect Manuel del Busto in 1912, the church of Santa Barbara in Llanera, Asturias, in Colossal