I Fortuny – Una storia di famiglia
I FORTUNY
UNA STORIA DI FAMIGLIA
Palazzo Fortuny, Venezia
Fino al 24 novembre
La mostra rientra nell’ambito di MUVE Contemporaneo 2019,
il programma espositivo della Fondazione Musei Civici di Venezia
giunto alla sua quarta edizione.
Nella splendida cornice di Palazzo Fortuny a Venezia, è visitabile fino al 23 novembre la mostra “I Fortuny. Una storia di famiglia” nell’ambito della quarta edizione di MUVE Contemporaneo, il programma espositivo presentato dalla Fondazione Musei Civici di Venezia.
Nel 70° anniversario della morte di Mariano Fortuny y Madrazo, Palazzo Fortuny rende omaggio al poliedrico artista spagnolo evidenziando l’importanza del contesto familiare nella sua formazione artistica. Per la prima volta una mostra sarà dedicata a padre e figlio: Mariano Fortuny y Marsal (1838-1874) e Mariano Fortuny y Madrazo (1871-1949).
Il progetto espositivo si propone di indagare con maggiore attenzione due temi che li accomunano: da un lato la pratica della pittura, saldamente inserita nella tradizione europea degli antichi maestri, dall’altro la passione collezionistica intesa come occasione di studio e rielaborazione artistica.
È un’attitudine, quest’ultima, che già Marcel Proust aveva sottolineato in Fortuny figlio. Secondo lo scrittore francese, è proprio riportando a nuova vita i disegni del passato che si rivela la sua potenza di artista: tale risultato fu possibile grazie a una affinata sensibilità che veniva dal contesto famigliare, e da un peculiare modo di raccogliere, studiare e rielaborare i reperti giunti da altri tempi e altre culture. Mariano Fortuny y Marsal aveva coltivato la propria passione per l’antiquariato circondandosi di tessuti antichi, vetri, vasellame, armi dei secoli passati, statue, mobili, tappeti, con i quali decorava il proprio atelier e dai quali prendeva spunto per inserirli nei propri quadri, spesso trasformati o reinterpretati.
Molti di questi oggetti, oltre a numerose opere da lui dipinte, rimasero in famiglia dopo la sua morte prematura. Altri furono venduti ma la moglie Cecilia conservò fotografie, schizzi, studi o tele nelle quali erano ritratti: un nucleo importante della collezione dunque rimase in famiglia e fu conservata prima a Palazzo Martinengo e infine a Palazzo Pesaro Orfei, attuale sede del Museo Fortuny. Dopo la morte del figlio solo una piccola parte dei reperti rimase però a Venezia: parti della collezione furono donate a diversi musei europei per volontà di Mariano e della moglie Henriette e si trovano attualmente a Barcellona, Castres, Londra, Madrid e Parigi. La mostra ambisce a ricomporre in parte questa collezione così significativa non solo per le sue valenze artistiche e culturali, ma anche famigliari e affettive, riportando nei suggestivi spazi di Palazzo Fortuny alcuni degli oggetti e delle opere che componevano la raccolta.
Ecco allora che dal Museo Ermitage di San Pietroburgo arriva un vaso di maiolica ispano-moresca con decorazioni in lustro metallico a riflessi dorati unico per dimensioni, qualità artistica, integrità: il Vaso del Salar, conosciuto anche come Vaso Fortuny, alto 117 cm e dotato di una base in bronzo zoomorfa disegnata dallo stesso Fortuny Marsal. Pezzo importantissimo della sua collezione, fu venduto all’asta parigina immediatamente dopo la morte per una somma astronomica. È la prima volta che il vaso viene eccezionalmente concesso in prestito dal museo russo.
Dal Museo del Prado arriva, tra le altre opere, uno dei dipinti più significativi tra quelli di Fortuny Marsal: “I figli del pittore nel salone giapponese”, magnifico olio su tela nel quale si vede il piccolo Mariano giocare con un tessuto decorato a motivi orientaleggianti. Ci sono naturalmente alcuni dei dipinti “orientalisti” per cui Fortuny padre era famoso e per i quali i collezionisti dell’epoca spendevano cifre folli. Ad esempio, “Arabo davanti a un tappeto” (olio su tela, National Collection of Qatar); “Incantatori di serpenti” (olio su tavola, Museo Puskin, Mosca); “Un marocchino” (acquerello, Museo del Prado, Madrid).
In mostra anche una ampia selezione di abiti, che fecero conoscere al mondo il nome di Mariano Fortuny Madrazo: innanzitutto il Delphos, mantelli e cappe in velluto di seta, scialli Knossos in leggerissima garza, provenienti da collezioni pubbliche e private, dall’Italia e dall’estero. E inoltre tessuti antichi, scudi, pugnali e armature preziosamente decorate, incisioni, acquerelli e disegni, modellini per scenografie, fotografie, strumenti da lavoro, per ricreare l’atmosfera di intensa creazione che animava il palazzo. Di questo ammaliante universo alcuni aspetti rivelano una continuità di temi tra padre e figlio. Oltre a quelli già menzionati: l’attenzione alla luce e alle sue infinite metamorfosi, la fascinazione per la rappresentazione delle nuvole, lo studio mai interrotto del passato, l’orientalismo, i viaggi. La genialità di Fortuny Madrazo lo portò ad allargare gli orizzonti, interpretando in modo personale l’ideale wagneriano di opera d’arte totale che tanto lo aveva affascinato in gioventù. Se nella pittura la tecnica e la felice mano del padre rimangono insuperate, è nella versatilità di applicazione del proprio ingegno che il figlio rivela i propri numerosi talenti.
Combinando arte e scienza, arte e tecnologia, egli spazia dai campi della pittura e scultura alla fotografia, alla grafica, alla decorazione di interni, all’abbigliamento, alla scenografia, all’illuminotecnica; producendo tessuti, abiti, colori a tempera, brevettando invenzioni tecnologiche, creando una florida attività imprenditoriale… dando vita, insomma, a quel insieme sfaccettato ma coerente che è il marchio “Mariano Fortuny Venise”.
La mostra sarà documentata da un corposo catalogo in doppia edizione (italiano e inglese), con saggi scritti da specialisti e studiosi internazionali: la ricerca del padre è inquadrata nel contesto della pittura europea del tempo da Javier Barón (curatore della recente grande retrospettiva ospitata dal Museo del Prado: Fortuny 1838-1874), mentre il professor Giandomenico Romanelli tratteggia brillantemente un profilo della sfaccettata figura del figlio. Inoltre sono presenti scritti di Paolo Bolpagni, Ilaria Caloi, Emiliano Cano Díaz, Doretta Davanzo Poli, Daniela Ferretti, Claudio Franzini, Silvio Fuso, Sophie Grossiord, Ana Gutiérrez Márquez, Marzia Maino, Sergio Polano, Chiara Squarcina, Axel Vervoordt, Rosa Vives e Cecilia Zanin.
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