Chernobyl Diaries su Netflix
di Piercarlo Di Napoli
“Non è la specie più forte o la più intelligente a sopravvivere, ma quella che si adatta meglio al cambiamento”
E chissà a quale mega cambiamento ambientale e biologico avrebbero dovuto “adattarsi” le popolazioni colpite dalla catastrofe nucleare di Chernobyl nel 1985 se fossero teoricamente riuscite a salvarsi dall’esplosione del nocciolo del reattore numero 4.
Evidentemente non è questa la storia che ci possiamo raccontare nel 2019 perché, duole dirlo, ma qualcosa è andato storto quel giorno e ha segnato irreversibilmente la sensibilità su una tematica delicata come quella del nucleare.
Netflix racconta con estrema perizia, acume e piglio scientifico, gli istanti precedenti e le conseguenze che sulla popolazione e sugli asset politico-strategici di tutto il globo ha comportato l’errore umano di un ingegnere troppo poco accorto e diligente.
E già, perché, la catastrofe poteva essere evitata, la scienza non mente, Anatolij Stepanovič Djatlov, ingegnere a capo della sicurezza della centrale di Chernobyl…sì.
Da centinaia di anni l’uomo è impegnato a elucubrare, studiare e progettare sistemi di produzione dell’energia da fonti rinnovabili o a minor impatto ambientale possibile perché si sa, “ nulla si crea, nulla si distrugge, ma tutto si trasforma” e quindi perché non utilizzare la chimica per trasformare materiale inerte (ma radioattivo) in combustibile per riscaldare della semplice acqua che portata a evaporazione si trasforma in vapore per azionare una turbina?
In effetti il principio chimico-fisico alla base del funzionamento di una centrale nucleare è quasi banale se non fosse per quel “piccolo” particolare per cui il calore prodotto per innescare l’innalzamento della temperatura dell’acqua da vaporizzare, avviene in conseguenza di un meccanismo di fissione nucleare, il cui nome fa venire sicuramente i brividi, almeno ai non addetti ai lavori.
Un atomo di uranio-235 ( il combustibile “pesante” del nocciolo), viene bombardato con un fascio di neutroni a bassa energia; questi spaccano l’atomo che si scinde liberando altri neutroni che colpiscono altri atomi: così si innesca una reazione a catena. In questo processo si perde massa, e questa perdita provoca la liberazione di grandi quantità di energia.
Ecco perché il panorama scientifico mondiale pone un’attenzione quasi smisurata e ossessiva nei confronti dell’ingegneria nucleare: è l’unica possibilità per creare energia pulita e rendere il meccanismo sostenibile e avulso dalle dinamiche di potere delle lobby che si sfidano all’ultimo barile”.
L’uomo stavolta, forse per una volta, è a servizio dell’ambiente, dell’ ecosostenibilità, di una infrastruttura virtuosa che garantisca almeno per qualche altra generazione di godere delle grazie e delle risorse che questo pianeta ci regala.
E speriamo che sia la volta buona…