Forse perché è troppo facile…
Dalla cronaca
2015, Museo di Bolzano: inservienti scambiano opera d’arte per rifiuti e la gettano nella differenziata.
2016, MOMA di San Francisco: ragazzo appoggia i suoi occhiali sul pavimento e vengono scambiati per un’opera d’arte.
2017, Esposizione “Look Again: Visual Art and Design Festival” nella Robert Gordon University di Aberdeen: ragazzi lasciano un’ananas incustodita e la trovano protetta da una teca.
Che sta succedendo? Possibile che sia diventato così complicato distinguere un capolavoro da della spazzatura e così semplice far passare per installazione un oggetto comune incustodito?
In realtà, i due processi logici sembrano piuttosto simili ma sono profondamente differenti.
La parola chiave per il primo è “sofisticazione”.
Sì, perché l’arte contemporanea è intrisa di concettualismo, sicché non è possibile interpretarla senza l’intervento dell’autore. Di conseguenza, un inserviente che si imbatte in un’installazione formata da ghirlande e bottiglie può, senza colpa, equivocare la natura dell’oggetto.
D’altronde era successo già nel lontano 1978, in occasione della Biennale di Venezia, che degli imbianchini travisassero la presenza di una vecchia porta e tinteggiassero per errore un’opera di Duchamp (mica uno qualunque).
Per far diventare un’ananas un’opera d’arte, invece, basta che qualcuno la fotografi e arriva una teca.
Qui la parola d’ordine è “persuasione”. Se qualcuno che “capisce” apprezza è arte.
Il cinema e la televisione hanno spesso affrontato il tema in maniera semplice e lineare.
Prendiamo ad esempio due pellicole capolavoro degli ultimi anni: “La grande bellezza” e “Quasi amici”.
Nel film di Sorrentino, Gambardella riesce a smascherare il modaiolo “concettualismo” dell’autrice di una performance fino a farle confessare la sua inconsistenza.
Nella geniale commedia francese, invece, Philippe riesce a far acquistare a un suo amico una tela dipinta dal giovane Driss, convincendolo di trovarsi di fronte a un affare irripetibile.
Nelle irriverenti e rivalissime serie animate americane i “Griffin” e i “Simpson” troviamo due episodi che hanno una trama quasi identica: due personaggi senza alcun talento vengono scambiati per grandi geni dell’arte grazie a degli “influencer del contemporaneo”.
Qui si torna alla domanda archetipo di questa rivista:
Che cosa è arte?
L’inflazione della parola stessa non è facile da contrastare. Forse è diventato troppo semplice far diventare un’ananas attrazione e troppo difficile comprendere qualcosa di diverso, originale, geniale.
Viene in mente una celeberrima leggenda: pare che Bonifacio VIII riconobbe la genialità di un giovanissimo Giotto grazie a un cerchio dipinto a mano libera.
Quanto varrebbe oggi quel cerchio?